Maurizio Spezzano

Dalla parte del torto in mancanza di un altro posto in cui mettersi

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Game over

Game over. E’ finita la consiliatura. Ieri ultimo atto del consiglio comunale uscito dalle elezioni del 2012. Un solo punto all’ordine del giorno: Apposizione vincoli espropriativi all’area destinata alla realizzazione del nuovo campo sportivo. Accolte gran parte delle nostre osservazioni che testimoniano ancora una volta la nostra capacità amministrativa. Quindi non opposizione distruttiva, come più di qualcuno che non conosce la macchina comunale ha sostenuto, ma puntualizzazioni migliorative a un progetto utile all’intera comunità. Naturalmente è solo il primo passo, l’iter è ancora lunghissimo e i passaggi saranno ancora molti. Sarà compito dell’amministrazione entrante predisporre atti e migliorie necessarie a fare la cosa giusta. Io mi auguro che venga fatto ascoltando tutti i soggetti interessati, dai dirigenti delle società sportive, ai proprietari dei lotti espropriati, dai progettisti ai tecnici preposti. Al termine del confronto, sia io che Nello abbiamo votato a favore.

Finite le formalità dell’unico punto, il sindaco ha voluto gratificare tutti i consiglieri con una targa ricordo personalizzata. E’ stato un momento anche di commozione da parte di tutti, perché è parso chiaro che da domani si apre una nuova fase politico-amministrativa per Labico.

Si chiude un’epoca, la classe politica che ha amministrato per decenni non c’è più. Queste elezioni saranno una ventata nuova come mai prima a Labico. Noi di Labico Bene Comune speriamo di aprire una fase riformistica forte, in cui i cittadini saranno copartecipi del rinnovamento. Il nostro candidato sindaco, Danilo Giovannoli, ha tutte le qualità per essere un ottimo amministratore. Ha competenza, capacità, gentilezza e spirito di sacrificio, elementi indispensabili per essere in prima linea. Conosce il territorio, si è interessato dei problemi di tutti, ha maturato l’esperienza necessaria per essere subito operativo. A lui un grande grazie per la disponibilità a concorrere per questo incarico sicuramente gravoso, ai componenti della lista un immenso in bocca al lupo.

L’auspicio migliore per Labico è la sua crescita, che non deve essere solo economica ma anche culturale. Riuscire a riaggregare una comunità composita come la nostra è la grande priorità, dotare i cittadini dei servizi essenziali è un imperativo categorico, guardare ai bisogni di chi ha bisogno deve essere la via maestra della buona amministrazione. Veniamo da un periodo difficile dal punto di vista amministrativo: i sequestri dei depuratori, i debiti ad esso correlati, il piano di rientro, l’invio delle bollette di riscossione, l’incapacità di far quadrare i conti, sono tutti elementi che saranno sulle spalle di chi sarà chiamato a governare. Se i cittadini concorreranno con gli amministratori a trovare le giuste soluzioni, Labico avrà davanti a sé un gran bel avvenire. Se toccherà a noi, ce la metteremo tutta per riportare la serenità che i labicani si aspettano. Vogliamo contribuire a rasserenare gli animi, dare fiducia a chi è sconfortato, disilluso, incredulo, sfiduciato: abbiate fiducia in noi, siamo figli del popolo e mai saremo capaci di andargli contro. Abbiamo deciso di stare dalla parte giusta, quella del diritto, della legalità, della trasparenza, della democrazia. Governeremo tutti insieme, prenderemo decisioni collegiali, saremo uniti come mai prima. Il nostro sogno combacia perfettamente con quello dei labicani: Uniti per guardare avanti.

Prima di chiudere, doverosi saluti a chi in questi anni ha incrociato la mia strada. Ringrazio il sindaco uscente, Alfredo Galli, con lui ho avuto scontri memorabili, ma anche momenti di pura distensione. Attaccandolo, ho sempre mirato al politico, mai all’uomo. Non condividevo la sua visione per Labico, considerandola diametralmente opposta alla mia. Ora, da pensionato, gli rinnova l’augurio di un avvenire sereno, tanta salute e infinità felicità. Spero che, incrociandolo per le vie del nostro paesello, possiamo ancora sorseggiare un caffé insieme. Ringrazio i vari consiglieri comunali con cui ho condiviso queste due consigliatore, a volte con toni pimpanti, nell’ultimo periodo un po’ meno. Con alcuni c’è stata maggiore sintonia, con altri meno. Ringrazio di cuore Nello Tulli che in questi anni mi ha guidato nella conoscenza del territorio e da buona chioccia mi ha moderato nelle mie intemperanze caratteriali. Anche lui come il sindaco andrà in pensione non concorrendo più alle amministrative di giugno. Credo che le sue competenze possano essere un valido aiuto a chi sarà chiamato ad amministrare, soprattutto in campo sportivo e culturale. Con me ha instaurato un rapporto fraterno e di stima reciproca. Auguro anche a lui tanta felicità, salute – che non guasta mai – e l’energia necessaria per affrontare il mondo con le sue camminate. Ringrazio non tanto, ma de più, Tullio Berlenghi. A lui mi unisce una bella amicizia, oltre la militanza politica. Tullio ha lungimiranza, intransigenza, competenza, tutte qualità che vanno assolutamente messe in circolo. In questi anni con lui ho condiviso ogni decisione, sempre pronto a collaborare e ad indirizzarmi quando c’era bisogno. Aiuto indispensabile e di alto profilo. Mi auguro che nel futuro le sue capacità possano essere messe al servizio della Labico che vogliamo. Un grazie di cuore a tutti gli esponenti di Legalità e trasparenza. Splendida esperienza umana e politica. E’ stato un valido progetto che oggi trova compimento e completezza nell’unione con Cambiare e Vivere Labico. Più che un legame politico è stato un legame di affetti, con alcuni intenso, con altri di vero rispetto, ma sempre carico di umanità. Grazie di tutto.

Per me sono stati dieci anni intensi. Io di mio ci ho messo l’impegno, la caparbietà e il cuore. Notti intere a studiare carte, a scrivere interrogazioni, ordini del giorno e relazioni quando servivano. Di certo non mi sono risparmiato. Anche nei momenti più delicati della mia vita ho fatto la mia parte. L’ho fatto perché ci ho creduto, ci credo e ci crederò nel futuro. Non ho mai tutelato interessi di parte, ho cercato sempre l’equilibrio. Mi sono arrabbiato quando serviva e scherzato quando dovevo stemperare. Ho lottato per un sogno che spero possa essere realizzato: i sognatori non si arrendono, non ne vedono il motivo, vanno dritti per la propria strada. Ho commesso tanti errori, alcuni li ho corretti, altri no. Mi sono fatto travolgere dalla passione e ho provato a contagiare anche gli altri. Una cosa è certa: non sono mai stato lasciato solo e non mi sono mai sentito solo. La strada è tracciata, ai cittadini ardua sentenza. Grazie a tutti e lunga vita a chi ama.

Osservazioni ragionate al progetto del campo di calcio

Tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio Comunale di ieri, martedì 15 marzo 2017, c’era anche quello relativo all’Apposizione dei vincoli espropriativi dei lotti individuati nella variante al PRG come zona sportiva. Io e il consigliere Nello Tulli abbiamo ribadito con forza che il nuovo campo sportivo è necessario e va, senza ombra di dubbio, realizzato. Ciò non significa che questi debba essere realizzato in modo approssimativo, ma deve avere la giusta collocazione, i giusti equilibri all’interno della zona prescelta, facilmente raggiungibile, ma soprattutto, guardando al futuro, efficiente e modificabile. Elementi questi che nella cartografia allegata all’atto sono lacunosi o mancanti. Noi, con elementi inconfutabili alla mano, abbiamo fatto notare le criticità presenti nell’atto. Le nostre ragioni, seppure all’atto del voto sono non siano state accolte, hanno trovato in alcuni consiglieri di maggioranza e nel sindaco  un parziale accoglimento, segno che non era pretestuosa la nostra posizione, ma abbiamo dimostrato capacità amministrativa e politica. Peccato che ancora una volta si sia persa una occasione per lavorare insieme al bene di Labico. Se avrete l’accortezza di leggere il documento che segue, non potrete che condividere le nostre ragioni. Certo, alcuni punti sono un po’ tecnici, ma il linguaggio adoperato è il più semplice possibile e serve a mettere in risalto le criticità. Ci auguriamo che all’atto pratico se ne tengo conto, così come ci è stato assicurato, in modo che Labico possa dotarsi di un campo di calcio il più moderno e usufruibile possibile da parte di tutte le realtà sportive del nostro comune. Per completezza di informazione, all’atto del voto, per marcare la nostra posizione non abbiamo votato contro né ci siamo astenuti, abbiamo preferito uscire dall’aula per lanciare un messaggio. Alla maggioranza la capacità di cogliere il significato.

I consiglieri comunale, Maurizio Spezzano e Nello Tulli, ribadiscono con forza e determinazione la volontà di addivenire a una soluzione condivisa del problema legato agli impianti sportivi di nuova realizzazione, collaborando, nel rispetto delle posizioni, con chiunque manifesta la volontà di dotare il nostro comune di impianti nuovi e funzionanti al servizio delle collettività, primo fra tutti un nuovo campo di calcio, la cui attività sportiva agonistica e non agonistica riveste una importanza fondamentale per lo sviluppo psicofisico dei ragazzi.

Tale opera, più volte invocata dai gruppi di minoranza e dalle società che agiscono nel territorio, è necessaria per il normale svolgersi delle attività sportive nel nostro comune. La nostra cittadina risulta essere carente in strutture sportive all’avanguardia, soprattutto se si guarda al settore calcio. Infatti, l’attuale e unico campo a disposizione delle società non risponde del tutto ai criteri previsti dalla normativa sportiva vigente, così come più volte manifestato sia da chi svolge attività agonistica, sia dagli organi federali, che hanno indicato in più occasioni le criticità da sanare.

E’ necessario, quindi, provvedere affinché questo gap sia colmato nel più breve tempo possibile per permettere ai vari soggetti che si occupano di sport di tentare un salto di qualità sia nell’utilizzo che nella gestione.

Dallo studio degli atti allegati al dispositivo di deliberazione e del progetto preliminare emergono elementi che rendono tale opera lacunosa nella sostanza e nella forma, come si cercherà di sintetizzare nei punti elencati, figlia più di necessità elettorale legata al consenso che non piuttosto al bisogno di fornire realmente la nostra comunità di un impianto all’avanguardia. Se il progetto preliminare dovesse essere votato nella veste che si propone in Consiglio, si rischierebbe di fare un danno non solo allo sport, ma alle stesse casse comunali, già deficitarie, e ai cittadini che contribuiscono con le imposte al corretto funzionamento dell’Ente pubblico. Il progetto preliminare proposto in questa sede presenta criticità serie per una molteplicità di fattori che risaltano immediatamente all’occhio anche dei non esperti di urbanistica o edilizia sportiva. Molte di queste si sarebbero potute risolvere se si fosse ottemperato al principio basilare di tutte le democrazie: la partecipazione degli attori sportivi e dei soggetti interessati, primo fra tutti la società sportiva di calcio che milita con onore in seconda categoria. Di sicuro i consigli tecnici avrebbero fornito gli strumenti di conoscenza adeguati per la realizzazione di un impianto ottimale, al passo con le realtà che circondano il nostro paese.

Tra le criticità maggiormente incisive, sia dal punto di vista politico/sociale sia da quello tecnico, che i consiglieri di minoranza hanno riscontrato, si possono elencare i seguenti:

  • Mancato coinvolgimento delle associazioni sportive. Tale lacuna si sarebbe potuta risolvere con una conferenza dei servizi – prevista nei casi in cui le deliberazioni incidono pesantemente sul bilancio dell’Ente o sulla trasformazione del territorio – elemento indispensabile per addivenire a una soluzione condivisa e responsabile. Fare in fretta non sempre è la migliore soluzione per risolvere i problemi.
  • Mancato coinvolgimento delle opposizioni. Mai i consiglieri di minoranza sono stati invitati a partecipare ad incontri con le parti interessate (progettisti e tecnici), né mai il sindaco e l’assessore competente hanno mostrato la sia pur minima apertura verso i rappresentanti della maggioranza dei cittadini. Ancora una volta, lo Statuto Comunale risulta essere calpestato e gli spazi di democrazia e confronto retrocessi a orpelli decorativi; infatti, ancora una volta e nei momenti decisivi, le Commissioni competenti non vengono convocate come invece è prassi e norma.
  • Progetto tenuto quasi segreto e fatto in fretta e furia in vista della scadenza naturale del mandato amministrativo. Dopo quattro anni di inerzia totale, paralizzante per le sorti della nostra comunità, si prevede di stravolgere l’assetto urbanistico al solo fine di approvare un atto che non avrà ricadute immediate sul territorio se non il consenso elettorale che potrebbe scaturire da tale decisione, né darà frutti nell’immediato essendo l’iter abbastanza lungo e i lavori previsti non presumono nel breve periodo nessun inizio.
  • Lascito pesante in eredità della probabile futura amministrazione di un’opera che incide profondamente sul bilancio dell’Ente. La prassi amministrativa corrente non prevede che le amministrazioni in scadenza di mandato, due mesi e mezzo, decidano in solitaria l’assetto urbanistico e di bilancio in modo così invasivo, compromettendo il rapporto fiduciario con la cittadinanza chiamata ad esprimersi con le elezioni amministrative. I quasi due milioni di euro con accensione di mutuo presso il Credito Sportivo risultano deleteri per le casse del comune, già pesantemente provato per i debiti accertati derivanti dalla vicenda dei depuratori. I nuovi amministratori si troveranno a gestire scelte urbanistiche e finanziarie non concordate, che rischiano, se fatte in tal modo, di realizzare un’opera sicuramente migliorabile nei suoi aspetti determinanti, ma difficilmente modificabili a lavori avviati.
  • Apposizione del vincolo espropriativo solo su una parte dei lotti destinati ad accogliere la zona sportiva. Tale scelta risulta essere penalizzante sia per i proprietari dei lotti rimasti esclusi sia per la validità del progetto stesso che nasce monco, inficiando gli standard previsti dalla stessa variante al PRG adottato dieci anni orsono e non ancora approvato. La Regione, infatti, potrebbe anche revocare questi standard non trovandoli confacenti al PRG stesso, arrecando danno ai proprietari delle particelle interessate.
  • Progetto preliminare lacunoso in più parti. Soprattutto nella parte realizzativa non vi è certezza che dei due campi di calcetto possano essere costruiti, così come la club house, la copertura delle tribune, ecc. Scorporando una parte dei lavori a data da destinarsi rafforza l’ipotesi che sia stato solo un valido pretesto elettorale e nulla più.
  • La totale mancanza di viabilità. Dal progetto presentato la viabilità non è segnata oppure risulta lacunosa. Ad oggi viene indicato un percorso veicolare impossibile da realizzare. Infatti, la particella che da progetto dovrebbe assolvere a tale funzione non è indicata tra quelle oggetto di apposizione del vincolo espropriativo. In più, l’ulteriore viabilità indicata è collocata all’interno di due lotti attigui destinati ad espansione urbanistica.
  • Viabilità “riferita” incompatibile con il Piano di Emergenza Comunale. Tale incompatibilità è data dal fatto che il percorso indicato attraversa la zona prospicente l’ingresso del palazzetto dello sport, indicato nel PEC come centro operativo in caso di calamità naturali. La realizzazione di un impianto sportivo comunale deve essere necessariamente coordinata con la strategia di prevenzione per la riduzione dei danni derivanti da eventi antropici o da calamità naturali. Il combinato disposto dell’art. 108 del D.Lgs. n. 112 del 1998, recante “Funzioni conferite alle Regioni ed agli Enti locali” che affida all’amministrazione comunale la predisposizione di piani comunali e/o intercomunali di emergenza, e della legge n. 225 del 1992, “Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile”, come modificata dal decreto-legge n. 59 del 2012, che, al comma 3- bis dell’articolo 15, stabilisce che ciascun Comune deve dotarsi di un “Piano di emergenza comunale”, impone agli enti locali di pianificare con molta attenzione i nuovi interventi sul territorio, per i quali si ritiene opportuno predisporre il tempestivo e pressoché contestuale adeguamento del citato piano piano di emergenza comunale;
  • Direzione del campo da gioco nel lato corto del perimetro previsto per la realizzazione. Tale soluzione risulta essere incongruente rispetto alla massa di lotti prevista dall’apposizione del vincolo espropriativo. Infanti, tali lotti sono collocati in senso verticale rispetto la Casilina, mentre la collocazione del campo da gioco è collocato in senso orizzontale, senza possibilità di ulteriore ampliamento anche in funzione degli altri servizi da realizzare. Inoltre, dalle misure effettuate, la lunghezza del campo di calcio, copre per intero la larghezze dell’area oggetto all’apposizione prevista, con un residuo di cinque metri circa per lato dell’area eventualmente espropriata.
  • Inserimento della zona sportiva all’interno di aree previste di espansione urbanistica. Tale scelta condiziona due ordini di fattore: a) riperpetuare l’errore del vecchio campo sportivo, inserito in un contesto fortemente antropizzato, privo di servizi e di viabilità; b) zona di espansione urbanistica a ridosso della zona sportiva, con tutte le penalizzazioni del caso che potrebbero venire ai futuri residenti. In tal modo, pur essendo oggi all’apparenza campagna, nei fatti il campo sportivo viene inglobato in una zona che funziona da tappo verso l’esterno e circondato da zone di futura antropizzazione.
  • Incongruenze cartografiche. Dal confronto delle planimetrie allegate, risulta chiara l’incongruenza della viabilità: in un primo caso viene indicata, successivamente il percorso sparisce dalla planimetria, senza che se ne colga la ratio di tale scelta.

Queste in sintesi le criticità che emergono dallo studio degli atti. In virtù di tali osservazioni, i consiglieri di minoranza auspicano che il sindaco, la giunta e i consiglieri di maggioranza, riflettano senza preconcetti e avviino uno studio serio sulla fattibilità di tale opera. Si rischia di commettere lo stesso errore già decisivo per le sorti del vecchio campo sportivo. Noi crediamo che il campo di calcio vada fatto ma nel rispetto delle previsioni future e non solo per dare sfogo ad attese di natura elettorale e di consenso. Costruire un impianto sportivo importante necessita di analisi seria e rigorosa, sia dal pinto di vista della fattibilità che della fruibilità. A noi sembra che manchino entrambe, per cui auspichiamo un ripensamento e un approfondimento degli atti con l’aiuto degli attori attivi presso le associazioni sportive di Labico. La conferenza dei servizi invocata dai consiglieri di minoranza è la soluzione migliore per addivenire alla realizzazione di un impianto che i cittadini aspettano da anni. Condividere un’opera così importante è il segnale che si va nella giusta direzione, allontanando il sospetto che ancora una volta la decisione piova dall’alto senza possibilità di migliorie che invece dovrebbero essere doverose.

I Consiglieri Comunali

Maurizio Spezzano e Nello Tulli

Metti l’asfalto … togli l’asfalto, … metti l’asfalto … togli l’asfalto …

Prendo a prestito un commento ironico di un mio amico per parlare di scuola e fare un po’ di chiarezza. Si rende necessario farlo, visto che abbiamo portato allo scoperto l’amministrazione a rispondere, almeno in questa fase, seppure con le mezze verità.

I lavori al plesso delle scuole del primo ciclo sono durate una eternità, lamentando noi, e con noi i genitori, la dilatazione dei lavori di adeguamento. Quest’anno, a settembre, in fretta e furia hanno fatto entrare i ragazzi nelle nuove aule. Felici noi e con noi i genitori, anche se qualche riserva l’abbiamo mostrata subito, ad esempio sul collaudo del soppalco: ci hanno risposto che era tutto a posto, invece non lo era per niente, perché hanno dovuto adeguare la struttura ancorandola meglio. Quindi piccola bugia, perdonabile! Conseguentemente, hanno asfaltato il cortile interno, fuori ogni logica e ogni buonsenso! Gli uffici, allora c’era ancora l’arch. Lupi, ci hanno risposto in modo sibilino: nessuno sapeva di chi fosse la responsabilità. L’architetto per uscire dall’impasse si è assunto la responsabilità, cosa a cui non ha creduto nessuno, forse neppure il buon Lupi. Le scuse furono le più assurde: ce lo ha chiesto il dirigente; è più economico perché non è prevista manutenzione; è meno pericoloso; ecc. ecc. Noi abbiamo rilevato che l’asfalto non si addice ad una scuola, soprattutto abbiamo trovato assurda la sostituzione del prato con il catrame, anche solo per una questione estetica, oltre che ambientale. La maggioranza e l’assessore hanno mantenuto il punto, accusandoci di fare sciacallaggio e di prendere a pretesto ogni cosa pur di fare consenso (neanche fossimo loro!!!!). Addirittura, con il solito post anonimo di Rinnovare per Labico – che nel 90% dei casi non firma mai e quindi non si sa chi sia l’interlocutore – accusarono la cittadina che per prima pubblicò la foto sui social di essersi trasformata in “direttore del cantiere”. Da lì a qualche giorno la natura fece il suo corso e cominciò a “fiorire” l’asfalto: l’erba più forte della testa dura di chi aveva deciso per l’asfalto, cominciò a fare capolino, aumentando sempre più. Ricordo bene che Danilo Giovannoli, in un post sul suo profilo, promise che in caso di vittoria alle elezioni amministrative l’asfalto lo avremmo tolto noi il giorno dopo l’insediamento, proprio come segno di discontinuità rispetto a questa amministrazione. Da allora più nulla.

All’improvviso, venerdì, ecco i mezzi meccanici che iniziano i lavori di rimozione. Naturalmente come è mio costume mi sono prima informato, ho scattato qualche foto e le ho pubblicato sul mio profilo facebook. Ho rintracciato una determina dirigenziale di novembre che elencava dei lavori a scuola e ho citato anche quella. E’ stata una piccola bugia che mi serviva per stanare l’amministrazione! Ci sono caduti dentro con tutte le scarpe! Era ciò che volevo, facendo immediatamente centro: Nadia, persona perbene, ma assessore un po’ lacunosa, pur di assaporare il gusto di darmi del bugiardo, mi ha rimproverato, con espressioni abbastanza educate, ma molto colorite, di non aver detto le verità! E’ vero, non è esattamente la verità, la verità è molto più grave. E ora elenco tutte le mancate verità:

  • Questi lavori sono frutto di una determina dirigenziale, in fase di approvazione, di 40.000 euro circa, che con la scusa dei miglioramenti da apportare ai lavori già fatti inserisce anche la rimozione dell’asfalto, non previsto nell’appalto originario. O meglio, si preferisce far credere che i lavori non costino nulla, ma in realtà costano eccome. Nessuno lavora per la gloria, soprattutto se utilizza mezzi meccanici importanti.
  • I lavori interessano anche il tetto della scuola. Domanda: ma se la scuola è stata appena consegnata – in realtà il cantiere non è ancora chiuso – perché c’è già la necessità di migliorare ciò che in teoria dovrebbe già “essere migliore”?
  • Ancora, se il cantiere ufficialmente, così come mi è stato riferito, non è stato ancora consegnato, come mai gli alunni sono stati già collocati nelle varie aule? Dovesse essere questa una bugia, con quale determina sono stati autorizzati ad entrare all’interno del cortile della scuola con mezzi meccanici?
  • Mi è stato detto che i lavori verranno fatti i giorni in cui la scuola è chiusa, si presume venerdì pomeriggio, sabato e domenica, per non disturbare le lezioni. Domanda: Ma se c’era la necessità di portare a termine questi lavori, non potevano concluderli e poi consegnare la scuola?
  • Se l’asfalto era la migliore soluzione – sbandierato anche in modo piuttosto arrogante nei giorni di polemica – perché si sta ripristinando il prato?
  • Se, come dicono loro, è la società ad avere la responsabilità della rimozione del prato sostituito dal catrame – lavori eseguiti, a loro dire, spontaneamente, senza che l’amministrazione ne fosse informata – perché si è atteso così tanto per ripristinare ciò che era previsto nel computo metrico originario? Da allora sono passati sei mesi e nel frattempo la natura ha fatto il suo corso facendo saltare lo strato di catrame, lo avevamo detto noi, i genitori e il personale scolastico.
  • Se una società non esegue i lavori a regola d’arte previsti dall’appalto, l’amministrazione ha il dovere di intervenire immediatamente, chiamando a giudizio la società. Non aspettare sei mesi! C’è la documentazione di contestazione dei lavori fatti senza l’autorizzazione dell’amministrazione? A me è stato riferito di no. Spero, naturalmente, che si siano sbagliati e che la contestazione alla società ci sia. Ma un dubbio mi sorge: nessuna società modifica di sua sponte i lavori previsti da un appalto senza che ci sia l’assenso di chi deve controllare, si rischia di non prendersi a carico gli interventi fatti! Chi è che mente?

Mi fermo qui. Questa è la dimostrazione che qualcosa non va. Io credo che sarebbe stato molto più semplice scusarsi con i cittadini per quell’asfalto bituminoso, ne avremmo preso atto e tutto sarebbe finito lì: la società avrebbe rifatto subito i lavori di ripristino del prato e avremmo risparmiato qualcosa, magari destinandolo alle attività didattiche. Invece, il loro modo di fare urta la sensibilità dei cittadini, ancor di più dei genitori dei bambini che frequentano la scuola. Voler per forza trovare sempre un altro responsabile è veramente insopportabile, anche perché sia l’educazione che il rispetto implicano in qualche caso l’umiltà di dire: HO SBAGLIATO. ABBIAMO SBAGLIATO. Niente di più umano.

Termino, non voglio giudicare e non voglio emanare sentenze, a me interessa che i cittadini vengano rispettati, sempre, in ogni circostanza. E’ a loro che noi dobbiamo la deferenza. Fare l’amministratore è un incarico rivolto al bene comune, alla collettività, alla gestione parsimoniosa delle risorse collettive. Per cui, dire scusa davanti all’errore – magari in buona fede – è una gran bella cosa. Io mi scuso per questo post che non avrei mai voluto scrivere, ma le circostanze e la cocciutaggine mi hanno assecondato a farlo. Chiedo umilmente scusa a tutti.

SALDI DI FINE STAGIONE A COPENAGHEN

Sono partiti i saldi di fine stagione a Copenaghen. L’annata 2012/2016 non è stata delle più felici per il sindaco Jacob Andersen, per cui dà fondo alle giacenze di magazzino conservate per le grandi occasioni. Resta questo scorcio di 2017 per cercare di rimpinguare le casse consensuali, e per raggiungere l’obiettivo della rielezione è disposto a fare ogni cosa, a offrire ogni cosa, a dire sempre sì e ad accontentare tutti, ma proprio tutti, addirittura è disposto ad andare casa per casa a fare le pulizie. Diciamo, non a tutti, quelli cattivi cattivi no, per loro scapaccioni sulla testa dura e niente pacche sulle spalle. Neanche pulizie! Niente sorrisi e niente saluti. Molti pezzi in saldo sono oramai fuori moda, mercanzia egregia per gli ingenui, lucente di fuori ma arrugginita dentro, ottima per coloro che spinti dalla disperazione sono disposti a farsi raggirare in ogni modo. Insomma, roba di facciata che serve al sindaco Andersen per ipnotizzare l’opinione pubblica (anche nei sogni c’è l’opinione pubblica e anche nei sogni si fa ipnotizzare!!!). Il problema non è del sindaco di Copenaghen – lui è sempre stato uomo scaltro, ha sempre mercanteggiato, ha rifilato bidoni a tutti, anche ai migliori amici – semmai, il problema è di chi, spinto dalla disperazione e dai magri introiti, è costretto ad accettare qualsiasi “abito”.

Inizia con questa introduzione l’ennesimo sogno danese, l’incubo di Copenaghen. Un sogno nel sogno. Ho sognato che stavo scrivendo il sogno e prima di finirlo mi sono addormentato. E’ il sogno di queste sere di rigide temperature, provenienti dai venti del Mar Baltico. Mentre scrivevo il sogno mi sono addormentato davanti al tepore del camino acceso, sognando. Ho sognato che stavo scrivendo che ero in città, raccontando di una passeggiata per le vie del centro – Copenaghen è veramente incantevole nelle serate invernali – quando la mia attenzione è stata attratta dalle vetrine degli amici del sindaco Andersen: avevano esposto cartelli che pubblicizzavano precarissimi posti di lavoro. Promettevano di dare fondo a tutti gli articoli di magazzino (tra le rimanenze abbondavano i voucher, una moneta moderna che schiavizza il lavoratore!). Alcuni di questi “clienti” si erano fatti  illudere e una volta dentro avevano accettato la mercanzia, convinti di poter risolvere per sempre i loro problemi (come dire, sono scalzo e mi faccio rifilare un paio di scarpe composte da due sole destre di colori differenti e di taglia differente). Alcuni accortisi della fregatura avevano cominciato a lamentarsi, ma gli sgherri di Jacob Andersen li minacciavano con bollette e accertamenti fiscali.

Mentre sognavo, tra me pensavo: “Questa città vive veramente in un mondo capovolto! E’ strana. Alcuni passaggi non mi sono chiari. I cittadini per quattro anni hanno trovato i ‘negozi’ chiusi con la scusa che le scorte erano finite ed ora, in questo finale di stagione, ecco i saldi e i negozi pieni. Il sindaco Jacob Andersen ha pianto miseria per tutto il tempo, quasi dalla rabbia non rideva più. Pochissime pacche sulle spalle, solo agli amici più fidati, che andavano in giro a ripetere che non era vero che c’era miseria, anzi, si stava meglio quando si stava peggio. Andersen che diceva a tutti di non sapere nulla, non sapeva neppure che le cose andavano male. E’ stato tanto maltrattato che quando passava per la piazza con il suo elicottero la gente quasi gli inveiva contro. Eppure eccolo lì, nuovamente sorridente e soddisfatto”.

Io pensavo e sognavo questo. E intanto camminavo per le vie di Copenaghen. A un tratto un ragazzo mi viene incontro e mi dà un volantino: “Grande svendita. Ultimi sei mesi di sconti. I magazzini del sindaco Jacob Andersen sono lieti di invitare tutta la cittadinanza alla giornata del lavoro precario. Voucher e cotillon ai partecipanti. Non perdete questa grande occasione. Partecipate alla ruota della fortuna, si vincono posti simil sicuri. Svendita totale per rinnovo locali. Ultimissime possibilità”. C’era la firma di Jacob Andersen in bella mostra, una sua vecchia foto di quando aveva trent’anni, con i capelli intonsi e il sorriso sornione.

Pensieroso com’ero, ho imboccato una strada – si sa come sono i sogni, pensi una cosa e poi ne fai un’altra – percorsa velocemente da un gruppo di persone, in realtà erano poche. C’era una forza strana che mi spingeva in quella direzione. Mi sono incamminato a passo veloce. Sentivo urla e una ruota che girava. Avete presente quelle ruote che servono per vincere i prosciutti? In fondo alla strada si apriva uno slargo, mi sembrava quello del comune di Copenaghen, ma non sono sicuro, i sogni già sono strani, ma il sogno nel sogno è strano il doppio!. In alto, su un palchetto, c’era il sindaco Jacob Andersen e la sua bella corte. Vicino a lui un altro signore, che a vederlo sembrava un giudice. Ho pensato: “Sarà la volta buona?”. Mi ero sbagliato. Questo signore che sembrava un giudice in realtà era il valletto del sindaco. Aveva un accento strano, sembrava svedese o trusco. Si sa, gli svedesi sono strani, quelli di Stoccolma ancora di più. Sì, era proprio di Stoccolma, l’accento era quello, la tipica calata “stoccolmese” o truschese. L’ho capito quando spiegava le regole della lotteria: “Attenziono attenziono, forse, plobrabrimente, certi posti de favore tieneno da essere più di favore degli altro. Li porto cu mmia. E dicitincello puro a li cumpagni vostri, posti pe tutti. U cuncorso nun ci so plobremi, lo faccio io medesimo di me stesso e nisciuno potra’ dicere che non è vero. Como lo sapete ho già assistemato altre persone ccu lo stesso trucco. Mo boni e niente pauro, che ci sto qua io. Jamo belli, jamo. Qua sta finendo tutto, è tutto scontato. So’ le ultime possibilità, non lasciatevele scappare. Chiamiamoli saldi di fine stagione. Mercanzia pregiata, posti de lavoro, ca te pavammo una merda di euri co sti cazzi di voucher, però vuoi mittere vendere la dignità pe 200/250 euri o mise? Si i vindemm tutti può esse che c’a facimme ‘nata vota”.

Jacob Andersen rideva e rideva. E poi rideva ancora. La piazza che prima era gremita si era svuotata: non c’era più nessuno, c’era rimasto solo lui, la corte e valletto, che mi invitava ad avvicinarmi. Ridevano a più non posso. Mi sono girato per andarmene, ma il valletto che parlava stoccolmese o trusco, mi faceva segno con la mano di restare, mentre con l’altra continuava a far girare la ruota. Ogni volta che questa si fermava indicava un nome. Dal fondo, ma non era nitido, si sentiva solo un urlo di gioia esclamare “Sono io, sono io. Grazie Jacob, grazie maestà”. Il valletto strillava e rideva: “Tieni figli puro tu. Lo vuoi un bel posto di lavoro? Te lo metto da parte se stai zitto e fai finta di non bèdere quello che assuccede a Copenaghen. Devi stare azzitto o ti faccio pigliare da quei signori lì”. Lo diceva a me, indicandomi con un dito che diventava sempre più lungo. Tra le risa di coloro che popolavano il palchetto, mi sono visto afferrato dalle braccia e immobilizzato da due loschi individui, uno con la pancia grossa e la crassa risata, l’altro piccolo e apparentemente innocuo, erano vestiti di nero. Avevano un teschio disegnato sulla divisa nera d’ordinanza: erano le guardie servili. Mi deridevano e mi strattonavano. Mi strattonavano sempre più forte. Ridevano a crepapelle. La loro risata rimbombava e creava un eco che diventava metallico.

“Papà che hai? Sveglia. Stavi gridando nel sonno. Tutto bene?”. Mio figlio mi ha svegliato, liberandomi ancora una volta da questa persecuzione. Un senso di liberazione mi ha pervaso immediatamente, è bastato un suo scrollone per riportarmi alla realtà, per liberarmi dall’incubo che stavo vivendo. Oramai cosciente, ho pensato che magari lo stesso scrollone di dignità lo avranno dato probabilmente quei giovani che nel sogno erano costretti e umiliati a partecipare a quella sorta di lotteria con la ruota.

Dopo questo ennesimo incubo, è proprio il caso di dirlo, “Ci sarà del marcio in Danimarca?”. Questi sogni ricorrenti, sempre con le stesse persone, sempre negli stessi posti, mi fanno pensare di sì. Io sono fortunato, perché ogni volta che mi sveglio mi rendo conto di vivere in una realtà in cui tutto questo non succede. Anzi, a Labico, per fortuna, ma veramente per fortuna, questi episodi non sono mai successi. Pensa se succedessero anche qui? Impossibile, questo è un sogno e i sogni non hanno aderenza con la realtà. Soprattutto se è un sogno nel sogno.

Sollecitare è legittimo

Trovo singolare che il sindaco, sempre attento a rispondere alle interrogazioni e alle comunicazioni dei consiglieri di opposizione, a distanza di circa due settimane dall’interrogazione sul lotto edificato a Colle Spina e a circa 10 giorni alla comunicazione sull’ampliamento previsto a via della Stradella, lotto CTS, non abbia trovato il tempo e il modo di dare una risposta alle obiezioni mosse dal sottoscritto. Capisco che siamo a dicembre e che le feste sono oramai prossime, ma non riesco a spiegarmi questo ritardo oltremodo eccessivo. Lui sempre così attento alla comunicazione e all’immagine! Ora, non vorrei essere il solito malpensante, ma non vorrei averlo messo involontariamente in imbarazzo per dover rendere conto ai cittadini su un permesso a costruire – nel primo caso – rilasciato dagli uffici al proprio figlio e su una semplice SCIA – nel secondo caso – rilasciato al proprio fratello!

Probabilmente le considerazioni espresse nei due casi dal sottoscritto, interrogazione e comunicazione, possono essere frutto di errata interpretazioni delle norme, ma è doveroso da parte di un consigliere di opposizione verificare che tutto sia regolare. Ci può stare, in fondo insegno lettere non urbanistica, ma proprio in virtù di questo probabile errore sarebbe opportuno che il sindaco in persona si adoperasse nel più breve tempo possibile a fare chiarezza. E’ un dovere morale chiarire questa questione. Ripeto, può essere che tutto sia regolare, ci mancherebbe, ma è meglio saperlo.

Giusto per ricordarlo, nel primo caso, il permesso a costruire a Colle Spina, rilasciato a settembre, ha costretto la polizia municipale a chiedere il sequestro in virtù della mancanza di antisismica. Successivamente è stato dissequestrato, ma resta sempre il dubbio che le due villette trifamigliari si stanno costruendo in virtù di una legge regionale, il Piano Casa, che pone limiti precisi per i lotti vincolati. La mia interrogazione chiede se è legittimo il rilascio del permesso a costruire in quei lotti che risultano vincolati ad altro, in questo caso Attrezzature di interesse comune (Attrezzature collettive pubbliche). Non quindi edilizia privata. Ma resta il dubbio della corretta interpretazione della norma e la mia interrogazione va in questa direzione. Per certo, i membri del Consorzio Colle Spina si stanno muovendo per tutelare i propri interessi ed io sto dalla loro parte.

Nel secondo caso, i lavori che si stanno eseguendo e che prevedevano l’ampliamento del supermercato CTS, almeno così si legge negli atti, si eseguono in virtù di una semplice SCIA. Ora, tutti sanno, anche io che insegno lettere e non urbanistica, che quel titolo non è sufficiente ad eseguire quel tipo di lavoro, c’è bisogno d’altro. Forse di un permesso a costruire? Non lo so, in fondo insegno lettere e non urbanistica! Fatto sta che appena ho fatto richiesta di accesso agli atti e subito dopo aver presentato la comunicazione, è stata presentata un’altra SCIA. Domanda legittima: ma se il titolo rilasciato prima andava bene, perché subito dopo si è presentata la richiesta per un altro titolo? Lo so, la questione è ingarbugliata! Già venerdì scorso, l’ing. Callori, nuovo responsabile del dipartimento urbanistico, aveva segnalato dubbi sulla legittimità di quell’atto specifico. Oggi, dopo mia sollecitazione, mi ha confermato che quel titolo per quel tipo di lavoro non va bene e che avrebbe comminato la sanzione prevista dalla legge. Inoltre, avrebbe verificato quanto avevo richiesto nella missiva del 12 dicembre u.s.

Naturalmente, quanto ho chiesto e verificato rientra nei compiti di un consigliere comunale ed è chiaro che l’interlocutore è il sindaco e gli uffici. Se esiste il dubbio che ci siano delle falle è giusto sollevare la problematica. Ciò non vuol dire essere nemico di qualcosa o di qualcuno, semplicemente il consigliere rivendica il diritto alla chiarezza e alla trasparenza degli atti amministrativi. Che colpa ne ha il consigliere, in questo caso io, se il permesso a costruire e la SCIA sono intestati rispettivamente al figlio e al fratello del sindaco? Io ho verificato gli atti a prescindere dai nomi, quelli non mi interessano, mi interessa la legalità. Se gli atti sono legittimi si va avanti, se gli atti presentano eventuali anomalie gli uffici risolvono e il sindaco sta sereno. A sua volta, il consigliere è contento che tutto si sia risolto positivamente e ritorna a fare il consigliere.

Ora, dopo questa dovuto chiarimento, mi auguro che il sindaco accolga questo breve sfogo come uno stimolo necessario ad accelerare i tempi delle risposte, augurandomi oltremodo che l’assessore all’urbanistica, che ha la competenza dell’area, possa dargli una mano e vergare di proprio pugno la risposta.

Naturalmente, approfitto della presente comunicazione per augurare ai nostri amministratori Buone Feste e Buon Anno.

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