Maurizio Spezzano

Dalla parte del torto in mancanza di un altro posto in cui mettersi

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La volpe e l’uva

Eccomi, beccati con il sorcio in bocca. Le bugie nell’immaginario collettivo hanno due rappresentazioni: naso lungo e gambe corte. Non so perché ma quelli di rinnovare ce li hanno entrambi. In merito all’articolo “In Spezzano veritas“, infarcito di parole scritte a casaccio, mi permetto di contraddire ogni loro parola. Infatti, ho avuto modo di recarmi nuovamente negli uffici per avere conferma di ciò che ho sostenuto. E non poteva essere altrimenti: ho date, costi e smentite. Per cui li metterò a tacere con le prove, non con le chiacchiere. Dopo, spero facciano una bella immersione in un bagno di umiltà, gli farà bene al corpo e allo spirito.

Per ora, visto che non ho tempo per scrivere grandi romanzi e a Copenaghen questa volta non ci sono potuto andare, mi limito a raccontare una favola, è di Esopo, che molto avrebbe scritto su questi personaggi. La morale finale si addice alla perfezione.

“LA VOLPE E L’UVA

Una volpe affamata vide dei grappoli d’uva che pendevano da un pergolato, e tentò di afferrarli più e più volte. Ma non ci riuscì. “Robaccia acerba!” disse allora tra sé e sé; e se ne andò. Così, anche fra gli uomini, c’è chi, non riuscendo per incapacità a raggiungere il suo intento, ne dà la colpa alle circostanze e agli uomini. Nel nostro caso all’opposizione e strada facendo ai dipendenti”.

Esopo, XXXII; Fedro, IV, 3.

Ora facciamo due conti semplici semplici che possono capire anche loro. I nostri sostengono, anche con una certa superficialità, che non ci sono cifre da 40.000 euro (da me citate), accusando chi mi ha informato di aver dichiarato cose inesistenti, anzi che lo hanno fatto male, e che mi sono inventato determine che non ci sono. Confermo che i miei informatori sono gli uffici, non le chiacchiere da bar o le mezze verità come fanno loro. E gli uffici, che lavorano in situazioni di effettiva difficoltà, sono sempre ben disposti a rispondere alle richieste dei consiglieri. Per cui, ancor prima di iniziare, a loro va la mia solidarietà per gli attacchi continui che subiscono da chi dovrebbe proteggerli e invece li fa diventare bersagli. Solidarietà massima ai lavoratori sempre e comunque.

Intanto, non mi informano ma mi informo, c’è una bella differenza (anche l’uso dell’italiano fa una bella differenza!!). Le famose opere migliorative da realizzare nell’ambito dell’opera pubblica dei lavori di ampliamento della scuola del primo ciclo (elementare) Maestra Iole, hanno un importo di 100.000 euro circa che la ditta “offre” al nostro comune (non sono regalati, fanno parte dell’offerta tecnica e migliorativa!!). Questo emerge dal computo metrico. Di questa cifra, 60.000 euro sono stati utilizzati per il tetto, la restante cifra, per un importo di circa 44.050, sono opere che riguardano altro. Nel computo metrico iniziale, erano destinati, per sei interventi: a) riqualificazione aiuole; b) area svago; c) vernici speciali; d) impianto fotovoltaico; e) sensori luci bagni; f) sensori ottici rubinetti bagni. Per intenderci, nell’aria svago erano previsti dei giochi che ad oggi non ci sono, né sono previsti nel nuovo computo metrico.

Per capire meglio la storia delle determine, cito un po’ di date. Intanto l’appalto è lungo, molto lungo, iniziato nel decennio precedente. Ma relativamente a ciò che ci interessa, tutto ha inizio il 15 dicembre 2016, quando il comune di Labico presenta il computo metrico estimativo delle opere a compensazione (i restanti 43.928,06) in variante a quello iniziale, cioè previsto nel computo metrico tecnico di assegnazione dell’appalto.

Il 30 dicembre 2016, si accettano le proposte e il responsabile del dipartimento firma la prima determina.

Il 5 gennaio 2017 viene firmato l’atto di sottomissione, tra il comune e la ditta, la quale si impegna a realizzare quelle opere.

Il 19 gennaio 2017 viene firmata la seconda determina che affida i lavori alla ditta, per un importo di 43.928,06.

Che cosa cambia rispetto a prima? Molto. Intanto cambia quello che era previsto nel computo metrico iniziale: i vialetti del “prato” (parola che suona stonata a chi è abituato a ragionare in metri cubi di cemento!!) che dovevano essere di brecciolino, a settembre diventano di asfalto bituminoso. (ancora non si sa chi lo abbia ordinato!), che con sommo scuorno fanno arrabbiare tutto un paese. A distanza di mesi, cinque per l’esattezza, si decide di eliminare l’asfalto, perché forse faceva schifo anche a loro, e si decide, così dice il computo metrico approvato, di rivestire una gran parte in quadrotti di gomma antitrauma, (zona est e zona ovest (?)), e la parte perimetrale delle aiuole a corteccia di pino (ma non c’era il pericolo che i bambini si potessero fare male?). Inoltre, è prevista la  sistemazione della pavimentazione interna in gomma (le parti saltate, per intenderci!), e poi udite udite, nuova targa in marmo del costo di 850 euro. Ma non l’avevano già messa la targa autocelebrativa? Che targa è questa? Mi auguro che si limitino a indicare il nome della scuola. Questi sono i lavori che si devono fare, possibilmente prima delle elezioni, così possono inaugurare un’altra volta.

La cosa grave sapete qual è? Che nel computo metrico iniziale era previsto l’impianto fotovoltaico. Avete capito bene, l’impianto fotovoltaico per un costo di 12.000 euro. Cucù, il fotovoltaico non c’è più! C’erano vernici speciali, c’erano sensori delle luci (a proposito, le luci della scuola sono quasi sempre accese di sera, di chi è la colpa? dell’opposizione?), c’erano sensori ai rubinetti del bagno, c’erano i giochi per l’aria svago.

Ecco, ho finito. Non c’è altro da aggiungere. Avevo scritto bugie? Ci sono le determine? Ci sono i 40.000 euro? Sono stati variati i lavori? I cittadini mi renderanno giustizia: se ho detto bugie è giusto che io paghi, ma se in Spezzano veritas loro si dovrebbero dimettere e anche di corsa. Io ho tutti gli atti, vecchi e nuovi. Se qualcuno che non si fida e vuole visionarli, sono disponibile in qualsiasi momento a metterli a disposizione. Per il resto ci sono chiacchiere e distintivo. Io non dico bugie, non fa parte della mia cultura. Orgoglioso delle mie origini contadine, fatte di sacrifici e onestà, mi hanno insegnato che non si mente ed è preferibile davanti agli errori, che pure ci possono essere, di avere l’umiltà di chiedere scusa. Io di solito lo faccio. Non so loro.

Metti l’asfalto … togli l’asfalto, … metti l’asfalto … togli l’asfalto …

Prendo a prestito un commento ironico di un mio amico per parlare di scuola e fare un po’ di chiarezza. Si rende necessario farlo, visto che abbiamo portato allo scoperto l’amministrazione a rispondere, almeno in questa fase, seppure con le mezze verità.

I lavori al plesso delle scuole del primo ciclo sono durate una eternità, lamentando noi, e con noi i genitori, la dilatazione dei lavori di adeguamento. Quest’anno, a settembre, in fretta e furia hanno fatto entrare i ragazzi nelle nuove aule. Felici noi e con noi i genitori, anche se qualche riserva l’abbiamo mostrata subito, ad esempio sul collaudo del soppalco: ci hanno risposto che era tutto a posto, invece non lo era per niente, perché hanno dovuto adeguare la struttura ancorandola meglio. Quindi piccola bugia, perdonabile! Conseguentemente, hanno asfaltato il cortile interno, fuori ogni logica e ogni buonsenso! Gli uffici, allora c’era ancora l’arch. Lupi, ci hanno risposto in modo sibilino: nessuno sapeva di chi fosse la responsabilità. L’architetto per uscire dall’impasse si è assunto la responsabilità, cosa a cui non ha creduto nessuno, forse neppure il buon Lupi. Le scuse furono le più assurde: ce lo ha chiesto il dirigente; è più economico perché non è prevista manutenzione; è meno pericoloso; ecc. ecc. Noi abbiamo rilevato che l’asfalto non si addice ad una scuola, soprattutto abbiamo trovato assurda la sostituzione del prato con il catrame, anche solo per una questione estetica, oltre che ambientale. La maggioranza e l’assessore hanno mantenuto il punto, accusandoci di fare sciacallaggio e di prendere a pretesto ogni cosa pur di fare consenso (neanche fossimo loro!!!!). Addirittura, con il solito post anonimo di Rinnovare per Labico – che nel 90% dei casi non firma mai e quindi non si sa chi sia l’interlocutore – accusarono la cittadina che per prima pubblicò la foto sui social di essersi trasformata in “direttore del cantiere”. Da lì a qualche giorno la natura fece il suo corso e cominciò a “fiorire” l’asfalto: l’erba più forte della testa dura di chi aveva deciso per l’asfalto, cominciò a fare capolino, aumentando sempre più. Ricordo bene che Danilo Giovannoli, in un post sul suo profilo, promise che in caso di vittoria alle elezioni amministrative l’asfalto lo avremmo tolto noi il giorno dopo l’insediamento, proprio come segno di discontinuità rispetto a questa amministrazione. Da allora più nulla.

All’improvviso, venerdì, ecco i mezzi meccanici che iniziano i lavori di rimozione. Naturalmente come è mio costume mi sono prima informato, ho scattato qualche foto e le ho pubblicato sul mio profilo facebook. Ho rintracciato una determina dirigenziale di novembre che elencava dei lavori a scuola e ho citato anche quella. E’ stata una piccola bugia che mi serviva per stanare l’amministrazione! Ci sono caduti dentro con tutte le scarpe! Era ciò che volevo, facendo immediatamente centro: Nadia, persona perbene, ma assessore un po’ lacunosa, pur di assaporare il gusto di darmi del bugiardo, mi ha rimproverato, con espressioni abbastanza educate, ma molto colorite, di non aver detto le verità! E’ vero, non è esattamente la verità, la verità è molto più grave. E ora elenco tutte le mancate verità:

  • Questi lavori sono frutto di una determina dirigenziale, in fase di approvazione, di 40.000 euro circa, che con la scusa dei miglioramenti da apportare ai lavori già fatti inserisce anche la rimozione dell’asfalto, non previsto nell’appalto originario. O meglio, si preferisce far credere che i lavori non costino nulla, ma in realtà costano eccome. Nessuno lavora per la gloria, soprattutto se utilizza mezzi meccanici importanti.
  • I lavori interessano anche il tetto della scuola. Domanda: ma se la scuola è stata appena consegnata – in realtà il cantiere non è ancora chiuso – perché c’è già la necessità di migliorare ciò che in teoria dovrebbe già “essere migliore”?
  • Ancora, se il cantiere ufficialmente, così come mi è stato riferito, non è stato ancora consegnato, come mai gli alunni sono stati già collocati nelle varie aule? Dovesse essere questa una bugia, con quale determina sono stati autorizzati ad entrare all’interno del cortile della scuola con mezzi meccanici?
  • Mi è stato detto che i lavori verranno fatti i giorni in cui la scuola è chiusa, si presume venerdì pomeriggio, sabato e domenica, per non disturbare le lezioni. Domanda: Ma se c’era la necessità di portare a termine questi lavori, non potevano concluderli e poi consegnare la scuola?
  • Se l’asfalto era la migliore soluzione – sbandierato anche in modo piuttosto arrogante nei giorni di polemica – perché si sta ripristinando il prato?
  • Se, come dicono loro, è la società ad avere la responsabilità della rimozione del prato sostituito dal catrame – lavori eseguiti, a loro dire, spontaneamente, senza che l’amministrazione ne fosse informata – perché si è atteso così tanto per ripristinare ciò che era previsto nel computo metrico originario? Da allora sono passati sei mesi e nel frattempo la natura ha fatto il suo corso facendo saltare lo strato di catrame, lo avevamo detto noi, i genitori e il personale scolastico.
  • Se una società non esegue i lavori a regola d’arte previsti dall’appalto, l’amministrazione ha il dovere di intervenire immediatamente, chiamando a giudizio la società. Non aspettare sei mesi! C’è la documentazione di contestazione dei lavori fatti senza l’autorizzazione dell’amministrazione? A me è stato riferito di no. Spero, naturalmente, che si siano sbagliati e che la contestazione alla società ci sia. Ma un dubbio mi sorge: nessuna società modifica di sua sponte i lavori previsti da un appalto senza che ci sia l’assenso di chi deve controllare, si rischia di non prendersi a carico gli interventi fatti! Chi è che mente?

Mi fermo qui. Questa è la dimostrazione che qualcosa non va. Io credo che sarebbe stato molto più semplice scusarsi con i cittadini per quell’asfalto bituminoso, ne avremmo preso atto e tutto sarebbe finito lì: la società avrebbe rifatto subito i lavori di ripristino del prato e avremmo risparmiato qualcosa, magari destinandolo alle attività didattiche. Invece, il loro modo di fare urta la sensibilità dei cittadini, ancor di più dei genitori dei bambini che frequentano la scuola. Voler per forza trovare sempre un altro responsabile è veramente insopportabile, anche perché sia l’educazione che il rispetto implicano in qualche caso l’umiltà di dire: HO SBAGLIATO. ABBIAMO SBAGLIATO. Niente di più umano.

Termino, non voglio giudicare e non voglio emanare sentenze, a me interessa che i cittadini vengano rispettati, sempre, in ogni circostanza. E’ a loro che noi dobbiamo la deferenza. Fare l’amministratore è un incarico rivolto al bene comune, alla collettività, alla gestione parsimoniosa delle risorse collettive. Per cui, dire scusa davanti all’errore – magari in buona fede – è una gran bella cosa. Io mi scuso per questo post che non avrei mai voluto scrivere, ma le circostanze e la cocciutaggine mi hanno assecondato a farlo. Chiedo umilmente scusa a tutti.

La scuola è di tutti

Al sindaco

Comune di Labico

e p/c

Ai coniugi Gusai

Dirigente Scolastico IC “L. da Vinci”

Presidente Consiglio di Istituto IC “L. da Vinci”

Al personale docente e non docente dell’IC “L. da Vinci”

Ai genitori degli alunni IC “L. da Vinci”

 

OGGETTO: MANCATA COMUNICAZIONE INVITO OPEN DAY E CONCERTO

Egregio signor Sindaco,

Avevamo pensato di scrivere una lunga lettera in cui facevamo il punto di tutte le volte che ai consiglieri di opposizione non sono state recapitate le comunicazioni o gli inviti da parte dei cittadini o delle istituzioni. Ma non ne vale la pena, conosciamo molto bene il suo modo di intendere le istituzioni e l’uso che ne fa. Per cui ci limitiamo a rammaricarci e a censurare il comportamento di chi è venuto meno ai propri doveri di neutrale amministratore.

wp_20170202_002Agli scriventi risulta che il personale dell’IC “L. da Vinci” di Labico – in occasione dell’Open Day e del concerto in onore dei coniugi Gusai, che generosamente hanno destinato alla scuola somme e macchine importanti per la crescita dei nostri ragazzi – aveva predisposto un invito, rivolto a tutti i consiglieri comunale, per assistere all’evento organizzato per lunedì 30 gennaio. Gli inviti sono stati consegnati a qualcuno dell’amministrazione che si era impegnato a recapitarli a tutti. Almeno questi erano gli accordi. Sta di fatto che questi inviti non sono mai stati recapitati ai destinatari o, almeno, non sono mai stati recapitati agli scriventi. Di converso, gli esponenti di giunta erano presenti al gran completo, in prima linea, a prendersi meriti che non hanno, né hanno mai avuto.

Questo gesto, che ad alcuni può sembrare insignificante, la dice lunga sui comportamenti di chi attua simile politica istituzionale. Se i rapporti politici qualcuno può intenderli compromessi, a causa di tali comportamenti, deve essere sempre fatto salvo il rispetto personale. La politica è fatta anche di scontri, a volte duri, ma questi non devono mai sconfinare nell’oltraggio o nell’ostracismo gratuito, anche perché il rispetto della persona resta centrale nella vita di chi rappresenta le istituzioni, qualsiasi sia il ruolo che svolge.

Ancora una volta Lei, o chi per Lei, ha fatto un torto difficilmente recuperabile agli occhi dei quasi due terzi di cittadini che noi rappresentiamo. Il mancato invito a noi corrisponde a un mancato invito alla stragrande maggioranza di labicani. Né potremo mai accettare la solita scusa a Lei avvezza, cioè “Io non ne sapevo nulla!” Nel nostro comune non c’è foglia che si muova se Lei non ordina o predispone. Non Le sfugge mai niente, ma davanti alle proprie responsabilità, anche le più palesi, nega ogni addebito. Lei ha sempre fatto così. La sua visione accentratrice offusca anche i rapporti umani. Ci consola l’idea che da qui a qualche mese i cittadini saranno chiamati a votare e a scegliere una nuova amministrazione e di sicuro non sarà Lei a prevalere.

wp_20170202_003Naturalmente, noi ci scusiamo con chi aveva lavorato affinché i rappresentanti dei cittadini fossero presenti e gioissero per la bella iniziativa; ci scusiamo con il Dirigente Scolastico e con il personale della scuola che lavorano tutti i giorni, pur tra mille difficoltà e pochi mezzi, per far crescere i nostri ragazzi; ci scusiamo con il presidente del Consiglio di Istituto e tutti i genitori i quali, magari, avranno pensato a uno sgarbo da parte nostra, ben conoscendo però l’impegno che sempre abbiamo dimostrato per la qualità scolastica, intesa come struttura e come luogo di crescita e aggregazione; ci scusiamo, in modo particolare, con i coniugi Gusai, che hanno dimostrato una sensibilità e una generosità difficilmente riscontrabile in questi tempi così difficili, e il fatto stesso che il loro pensiero sia stato per la scuola non può che riempirci di gioia e impegnarci affinché l’istruzione abbia le attenzioni che si merita.

Chiudiamo qui questa triste vicenda di trascuratezza e mancato rispetto nei nostri confronti, se un torto è stato commesso non lo è stato per noi, ma per l’intera collettività che ha visto privati i rappresentati dei cittadini a presenziare a un’iniziativa fondamentale per la crescita della nostra comunità.

Distinti saluti

Labico, 2 febbraio 2017

I Consiglieri comunali

Maurizio Spezzano

Nello Tulli

SALDI DI FINE STAGIONE A COPENAGHEN

Sono partiti i saldi di fine stagione a Copenaghen. L’annata 2012/2016 non è stata delle più felici per il sindaco Jacob Andersen, per cui dà fondo alle giacenze di magazzino conservate per le grandi occasioni. Resta questo scorcio di 2017 per cercare di rimpinguare le casse consensuali, e per raggiungere l’obiettivo della rielezione è disposto a fare ogni cosa, a offrire ogni cosa, a dire sempre sì e ad accontentare tutti, ma proprio tutti, addirittura è disposto ad andare casa per casa a fare le pulizie. Diciamo, non a tutti, quelli cattivi cattivi no, per loro scapaccioni sulla testa dura e niente pacche sulle spalle. Neanche pulizie! Niente sorrisi e niente saluti. Molti pezzi in saldo sono oramai fuori moda, mercanzia egregia per gli ingenui, lucente di fuori ma arrugginita dentro, ottima per coloro che spinti dalla disperazione sono disposti a farsi raggirare in ogni modo. Insomma, roba di facciata che serve al sindaco Andersen per ipnotizzare l’opinione pubblica (anche nei sogni c’è l’opinione pubblica e anche nei sogni si fa ipnotizzare!!!). Il problema non è del sindaco di Copenaghen – lui è sempre stato uomo scaltro, ha sempre mercanteggiato, ha rifilato bidoni a tutti, anche ai migliori amici – semmai, il problema è di chi, spinto dalla disperazione e dai magri introiti, è costretto ad accettare qualsiasi “abito”.

Inizia con questa introduzione l’ennesimo sogno danese, l’incubo di Copenaghen. Un sogno nel sogno. Ho sognato che stavo scrivendo il sogno e prima di finirlo mi sono addormentato. E’ il sogno di queste sere di rigide temperature, provenienti dai venti del Mar Baltico. Mentre scrivevo il sogno mi sono addormentato davanti al tepore del camino acceso, sognando. Ho sognato che stavo scrivendo che ero in città, raccontando di una passeggiata per le vie del centro – Copenaghen è veramente incantevole nelle serate invernali – quando la mia attenzione è stata attratta dalle vetrine degli amici del sindaco Andersen: avevano esposto cartelli che pubblicizzavano precarissimi posti di lavoro. Promettevano di dare fondo a tutti gli articoli di magazzino (tra le rimanenze abbondavano i voucher, una moneta moderna che schiavizza il lavoratore!). Alcuni di questi “clienti” si erano fatti  illudere e una volta dentro avevano accettato la mercanzia, convinti di poter risolvere per sempre i loro problemi (come dire, sono scalzo e mi faccio rifilare un paio di scarpe composte da due sole destre di colori differenti e di taglia differente). Alcuni accortisi della fregatura avevano cominciato a lamentarsi, ma gli sgherri di Jacob Andersen li minacciavano con bollette e accertamenti fiscali.

Mentre sognavo, tra me pensavo: “Questa città vive veramente in un mondo capovolto! E’ strana. Alcuni passaggi non mi sono chiari. I cittadini per quattro anni hanno trovato i ‘negozi’ chiusi con la scusa che le scorte erano finite ed ora, in questo finale di stagione, ecco i saldi e i negozi pieni. Il sindaco Jacob Andersen ha pianto miseria per tutto il tempo, quasi dalla rabbia non rideva più. Pochissime pacche sulle spalle, solo agli amici più fidati, che andavano in giro a ripetere che non era vero che c’era miseria, anzi, si stava meglio quando si stava peggio. Andersen che diceva a tutti di non sapere nulla, non sapeva neppure che le cose andavano male. E’ stato tanto maltrattato che quando passava per la piazza con il suo elicottero la gente quasi gli inveiva contro. Eppure eccolo lì, nuovamente sorridente e soddisfatto”.

Io pensavo e sognavo questo. E intanto camminavo per le vie di Copenaghen. A un tratto un ragazzo mi viene incontro e mi dà un volantino: “Grande svendita. Ultimi sei mesi di sconti. I magazzini del sindaco Jacob Andersen sono lieti di invitare tutta la cittadinanza alla giornata del lavoro precario. Voucher e cotillon ai partecipanti. Non perdete questa grande occasione. Partecipate alla ruota della fortuna, si vincono posti simil sicuri. Svendita totale per rinnovo locali. Ultimissime possibilità”. C’era la firma di Jacob Andersen in bella mostra, una sua vecchia foto di quando aveva trent’anni, con i capelli intonsi e il sorriso sornione.

Pensieroso com’ero, ho imboccato una strada – si sa come sono i sogni, pensi una cosa e poi ne fai un’altra – percorsa velocemente da un gruppo di persone, in realtà erano poche. C’era una forza strana che mi spingeva in quella direzione. Mi sono incamminato a passo veloce. Sentivo urla e una ruota che girava. Avete presente quelle ruote che servono per vincere i prosciutti? In fondo alla strada si apriva uno slargo, mi sembrava quello del comune di Copenaghen, ma non sono sicuro, i sogni già sono strani, ma il sogno nel sogno è strano il doppio!. In alto, su un palchetto, c’era il sindaco Jacob Andersen e la sua bella corte. Vicino a lui un altro signore, che a vederlo sembrava un giudice. Ho pensato: “Sarà la volta buona?”. Mi ero sbagliato. Questo signore che sembrava un giudice in realtà era il valletto del sindaco. Aveva un accento strano, sembrava svedese o trusco. Si sa, gli svedesi sono strani, quelli di Stoccolma ancora di più. Sì, era proprio di Stoccolma, l’accento era quello, la tipica calata “stoccolmese” o truschese. L’ho capito quando spiegava le regole della lotteria: “Attenziono attenziono, forse, plobrabrimente, certi posti de favore tieneno da essere più di favore degli altro. Li porto cu mmia. E dicitincello puro a li cumpagni vostri, posti pe tutti. U cuncorso nun ci so plobremi, lo faccio io medesimo di me stesso e nisciuno potra’ dicere che non è vero. Como lo sapete ho già assistemato altre persone ccu lo stesso trucco. Mo boni e niente pauro, che ci sto qua io. Jamo belli, jamo. Qua sta finendo tutto, è tutto scontato. So’ le ultime possibilità, non lasciatevele scappare. Chiamiamoli saldi di fine stagione. Mercanzia pregiata, posti de lavoro, ca te pavammo una merda di euri co sti cazzi di voucher, però vuoi mittere vendere la dignità pe 200/250 euri o mise? Si i vindemm tutti può esse che c’a facimme ‘nata vota”.

Jacob Andersen rideva e rideva. E poi rideva ancora. La piazza che prima era gremita si era svuotata: non c’era più nessuno, c’era rimasto solo lui, la corte e valletto, che mi invitava ad avvicinarmi. Ridevano a più non posso. Mi sono girato per andarmene, ma il valletto che parlava stoccolmese o trusco, mi faceva segno con la mano di restare, mentre con l’altra continuava a far girare la ruota. Ogni volta che questa si fermava indicava un nome. Dal fondo, ma non era nitido, si sentiva solo un urlo di gioia esclamare “Sono io, sono io. Grazie Jacob, grazie maestà”. Il valletto strillava e rideva: “Tieni figli puro tu. Lo vuoi un bel posto di lavoro? Te lo metto da parte se stai zitto e fai finta di non bèdere quello che assuccede a Copenaghen. Devi stare azzitto o ti faccio pigliare da quei signori lì”. Lo diceva a me, indicandomi con un dito che diventava sempre più lungo. Tra le risa di coloro che popolavano il palchetto, mi sono visto afferrato dalle braccia e immobilizzato da due loschi individui, uno con la pancia grossa e la crassa risata, l’altro piccolo e apparentemente innocuo, erano vestiti di nero. Avevano un teschio disegnato sulla divisa nera d’ordinanza: erano le guardie servili. Mi deridevano e mi strattonavano. Mi strattonavano sempre più forte. Ridevano a crepapelle. La loro risata rimbombava e creava un eco che diventava metallico.

“Papà che hai? Sveglia. Stavi gridando nel sonno. Tutto bene?”. Mio figlio mi ha svegliato, liberandomi ancora una volta da questa persecuzione. Un senso di liberazione mi ha pervaso immediatamente, è bastato un suo scrollone per riportarmi alla realtà, per liberarmi dall’incubo che stavo vivendo. Oramai cosciente, ho pensato che magari lo stesso scrollone di dignità lo avranno dato probabilmente quei giovani che nel sogno erano costretti e umiliati a partecipare a quella sorta di lotteria con la ruota.

Dopo questo ennesimo incubo, è proprio il caso di dirlo, “Ci sarà del marcio in Danimarca?”. Questi sogni ricorrenti, sempre con le stesse persone, sempre negli stessi posti, mi fanno pensare di sì. Io sono fortunato, perché ogni volta che mi sveglio mi rendo conto di vivere in una realtà in cui tutto questo non succede. Anzi, a Labico, per fortuna, ma veramente per fortuna, questi episodi non sono mai successi. Pensa se succedessero anche qui? Impossibile, questo è un sogno e i sogni non hanno aderenza con la realtà. Soprattutto se è un sogno nel sogno.

Si parte

COMUNICATO DELLE LISTE

CAMBIARE E VIVERE LABICO

LEGALITA’ e TRASPARENZA

Nella convinzione che vi siano un largo spazio e molteplici opportunità per perseguire l’obiettivo di una rinascita morale, sociale, culturale, economica e urbanistica di Labico, i gruppi di Cambiare e Vivere Labico e di Legalità e Trasparenza intendono avviare un percorso comune in vista del prossimo rinnovo degli organi comunali, dando vita ad un nuovo soggetto il cui nome e il cui programma saranno deliberati nel corso di una prossima Assemblea.

Le cifre fondanti di questo progetto dovranno essere :

  • La centralità dei cittadini rispetto a ogni altro interesse
  • La collegialità dell’azione politico-amministrativa
  • L’uso armonico e non di parte delle istituzioni comunali
  • Lo sviluppo sostenibile del sistema paese
  • Un programma semplice ma intenso, attuabile nel breve/medio termine.

Alla costruzione di questo progetto sono chiamati tutti i cittadini senza preclusioni e indipendentemente dalla loro appartenenza politica per realizzare quel cambiamento che la società labicana richiede ormai da molto tempo e che si rende oltremodo necessario in virtù della crescita disordinata di questi ultimi venti anni che ha fatto perdere la coscienza collettiva di essere una unica comunità.

Una vera e propria rinascita per una comunità che vuole essere tale passa necessariamente per il rinnovamento della classe dirigente non solo a livello generazionale ma anche e soprattutto a livello di qualità del metodo di lavoro amministrativo : l’ente locale non è proprietà di pochi e/o di alcuni. Appartiene alla comunità di cui costituisce la massima espressione visibile.

In questo senso siamo a proporre la candidatura a Sindaco di Danilo Giovannoli in un quadro di profonda condivisione come sostanza di sintesi di aspirazioni, progetti e intendimenti comuni. Intorno ad essa e intorno alle candidature che insieme sceglieremo a suo sostegno chiamiamo a raccolta i cittadini.

Approfittando di questa occasione, auguriamo a tutti i cittadini un sereno Natale e un Nuovo Anno di felicità e concordia. AUGURI.

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