Maurizio Spezzano

Dalla parte del torto in mancanza di un altro posto in cui mettersi

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Game over

Game over. E’ finita la consiliatura. Ieri ultimo atto del consiglio comunale uscito dalle elezioni del 2012. Un solo punto all’ordine del giorno: Apposizione vincoli espropriativi all’area destinata alla realizzazione del nuovo campo sportivo. Accolte gran parte delle nostre osservazioni che testimoniano ancora una volta la nostra capacità amministrativa. Quindi non opposizione distruttiva, come più di qualcuno che non conosce la macchina comunale ha sostenuto, ma puntualizzazioni migliorative a un progetto utile all’intera comunità. Naturalmente è solo il primo passo, l’iter è ancora lunghissimo e i passaggi saranno ancora molti. Sarà compito dell’amministrazione entrante predisporre atti e migliorie necessarie a fare la cosa giusta. Io mi auguro che venga fatto ascoltando tutti i soggetti interessati, dai dirigenti delle società sportive, ai proprietari dei lotti espropriati, dai progettisti ai tecnici preposti. Al termine del confronto, sia io che Nello abbiamo votato a favore.

Finite le formalità dell’unico punto, il sindaco ha voluto gratificare tutti i consiglieri con una targa ricordo personalizzata. E’ stato un momento anche di commozione da parte di tutti, perché è parso chiaro che da domani si apre una nuova fase politico-amministrativa per Labico.

Si chiude un’epoca, la classe politica che ha amministrato per decenni non c’è più. Queste elezioni saranno una ventata nuova come mai prima a Labico. Noi di Labico Bene Comune speriamo di aprire una fase riformistica forte, in cui i cittadini saranno copartecipi del rinnovamento. Il nostro candidato sindaco, Danilo Giovannoli, ha tutte le qualità per essere un ottimo amministratore. Ha competenza, capacità, gentilezza e spirito di sacrificio, elementi indispensabili per essere in prima linea. Conosce il territorio, si è interessato dei problemi di tutti, ha maturato l’esperienza necessaria per essere subito operativo. A lui un grande grazie per la disponibilità a concorrere per questo incarico sicuramente gravoso, ai componenti della lista un immenso in bocca al lupo.

L’auspicio migliore per Labico è la sua crescita, che non deve essere solo economica ma anche culturale. Riuscire a riaggregare una comunità composita come la nostra è la grande priorità, dotare i cittadini dei servizi essenziali è un imperativo categorico, guardare ai bisogni di chi ha bisogno deve essere la via maestra della buona amministrazione. Veniamo da un periodo difficile dal punto di vista amministrativo: i sequestri dei depuratori, i debiti ad esso correlati, il piano di rientro, l’invio delle bollette di riscossione, l’incapacità di far quadrare i conti, sono tutti elementi che saranno sulle spalle di chi sarà chiamato a governare. Se i cittadini concorreranno con gli amministratori a trovare le giuste soluzioni, Labico avrà davanti a sé un gran bel avvenire. Se toccherà a noi, ce la metteremo tutta per riportare la serenità che i labicani si aspettano. Vogliamo contribuire a rasserenare gli animi, dare fiducia a chi è sconfortato, disilluso, incredulo, sfiduciato: abbiate fiducia in noi, siamo figli del popolo e mai saremo capaci di andargli contro. Abbiamo deciso di stare dalla parte giusta, quella del diritto, della legalità, della trasparenza, della democrazia. Governeremo tutti insieme, prenderemo decisioni collegiali, saremo uniti come mai prima. Il nostro sogno combacia perfettamente con quello dei labicani: Uniti per guardare avanti.

Prima di chiudere, doverosi saluti a chi in questi anni ha incrociato la mia strada. Ringrazio il sindaco uscente, Alfredo Galli, con lui ho avuto scontri memorabili, ma anche momenti di pura distensione. Attaccandolo, ho sempre mirato al politico, mai all’uomo. Non condividevo la sua visione per Labico, considerandola diametralmente opposta alla mia. Ora, da pensionato, gli rinnova l’augurio di un avvenire sereno, tanta salute e infinità felicità. Spero che, incrociandolo per le vie del nostro paesello, possiamo ancora sorseggiare un caffé insieme. Ringrazio i vari consiglieri comunali con cui ho condiviso queste due consigliatore, a volte con toni pimpanti, nell’ultimo periodo un po’ meno. Con alcuni c’è stata maggiore sintonia, con altri meno. Ringrazio di cuore Nello Tulli che in questi anni mi ha guidato nella conoscenza del territorio e da buona chioccia mi ha moderato nelle mie intemperanze caratteriali. Anche lui come il sindaco andrà in pensione non concorrendo più alle amministrative di giugno. Credo che le sue competenze possano essere un valido aiuto a chi sarà chiamato ad amministrare, soprattutto in campo sportivo e culturale. Con me ha instaurato un rapporto fraterno e di stima reciproca. Auguro anche a lui tanta felicità, salute – che non guasta mai – e l’energia necessaria per affrontare il mondo con le sue camminate. Ringrazio non tanto, ma de più, Tullio Berlenghi. A lui mi unisce una bella amicizia, oltre la militanza politica. Tullio ha lungimiranza, intransigenza, competenza, tutte qualità che vanno assolutamente messe in circolo. In questi anni con lui ho condiviso ogni decisione, sempre pronto a collaborare e ad indirizzarmi quando c’era bisogno. Aiuto indispensabile e di alto profilo. Mi auguro che nel futuro le sue capacità possano essere messe al servizio della Labico che vogliamo. Un grazie di cuore a tutti gli esponenti di Legalità e trasparenza. Splendida esperienza umana e politica. E’ stato un valido progetto che oggi trova compimento e completezza nell’unione con Cambiare e Vivere Labico. Più che un legame politico è stato un legame di affetti, con alcuni intenso, con altri di vero rispetto, ma sempre carico di umanità. Grazie di tutto.

Per me sono stati dieci anni intensi. Io di mio ci ho messo l’impegno, la caparbietà e il cuore. Notti intere a studiare carte, a scrivere interrogazioni, ordini del giorno e relazioni quando servivano. Di certo non mi sono risparmiato. Anche nei momenti più delicati della mia vita ho fatto la mia parte. L’ho fatto perché ci ho creduto, ci credo e ci crederò nel futuro. Non ho mai tutelato interessi di parte, ho cercato sempre l’equilibrio. Mi sono arrabbiato quando serviva e scherzato quando dovevo stemperare. Ho lottato per un sogno che spero possa essere realizzato: i sognatori non si arrendono, non ne vedono il motivo, vanno dritti per la propria strada. Ho commesso tanti errori, alcuni li ho corretti, altri no. Mi sono fatto travolgere dalla passione e ho provato a contagiare anche gli altri. Una cosa è certa: non sono mai stato lasciato solo e non mi sono mai sentito solo. La strada è tracciata, ai cittadini ardua sentenza. Grazie a tutti e lunga vita a chi ama.

SALDI DI FINE STAGIONE A COPENAGHEN

Sono partiti i saldi di fine stagione a Copenaghen. L’annata 2012/2016 non è stata delle più felici per il sindaco Jacob Andersen, per cui dà fondo alle giacenze di magazzino conservate per le grandi occasioni. Resta questo scorcio di 2017 per cercare di rimpinguare le casse consensuali, e per raggiungere l’obiettivo della rielezione è disposto a fare ogni cosa, a offrire ogni cosa, a dire sempre sì e ad accontentare tutti, ma proprio tutti, addirittura è disposto ad andare casa per casa a fare le pulizie. Diciamo, non a tutti, quelli cattivi cattivi no, per loro scapaccioni sulla testa dura e niente pacche sulle spalle. Neanche pulizie! Niente sorrisi e niente saluti. Molti pezzi in saldo sono oramai fuori moda, mercanzia egregia per gli ingenui, lucente di fuori ma arrugginita dentro, ottima per coloro che spinti dalla disperazione sono disposti a farsi raggirare in ogni modo. Insomma, roba di facciata che serve al sindaco Andersen per ipnotizzare l’opinione pubblica (anche nei sogni c’è l’opinione pubblica e anche nei sogni si fa ipnotizzare!!!). Il problema non è del sindaco di Copenaghen – lui è sempre stato uomo scaltro, ha sempre mercanteggiato, ha rifilato bidoni a tutti, anche ai migliori amici – semmai, il problema è di chi, spinto dalla disperazione e dai magri introiti, è costretto ad accettare qualsiasi “abito”.

Inizia con questa introduzione l’ennesimo sogno danese, l’incubo di Copenaghen. Un sogno nel sogno. Ho sognato che stavo scrivendo il sogno e prima di finirlo mi sono addormentato. E’ il sogno di queste sere di rigide temperature, provenienti dai venti del Mar Baltico. Mentre scrivevo il sogno mi sono addormentato davanti al tepore del camino acceso, sognando. Ho sognato che stavo scrivendo che ero in città, raccontando di una passeggiata per le vie del centro – Copenaghen è veramente incantevole nelle serate invernali – quando la mia attenzione è stata attratta dalle vetrine degli amici del sindaco Andersen: avevano esposto cartelli che pubblicizzavano precarissimi posti di lavoro. Promettevano di dare fondo a tutti gli articoli di magazzino (tra le rimanenze abbondavano i voucher, una moneta moderna che schiavizza il lavoratore!). Alcuni di questi “clienti” si erano fatti  illudere e una volta dentro avevano accettato la mercanzia, convinti di poter risolvere per sempre i loro problemi (come dire, sono scalzo e mi faccio rifilare un paio di scarpe composte da due sole destre di colori differenti e di taglia differente). Alcuni accortisi della fregatura avevano cominciato a lamentarsi, ma gli sgherri di Jacob Andersen li minacciavano con bollette e accertamenti fiscali.

Mentre sognavo, tra me pensavo: “Questa città vive veramente in un mondo capovolto! E’ strana. Alcuni passaggi non mi sono chiari. I cittadini per quattro anni hanno trovato i ‘negozi’ chiusi con la scusa che le scorte erano finite ed ora, in questo finale di stagione, ecco i saldi e i negozi pieni. Il sindaco Jacob Andersen ha pianto miseria per tutto il tempo, quasi dalla rabbia non rideva più. Pochissime pacche sulle spalle, solo agli amici più fidati, che andavano in giro a ripetere che non era vero che c’era miseria, anzi, si stava meglio quando si stava peggio. Andersen che diceva a tutti di non sapere nulla, non sapeva neppure che le cose andavano male. E’ stato tanto maltrattato che quando passava per la piazza con il suo elicottero la gente quasi gli inveiva contro. Eppure eccolo lì, nuovamente sorridente e soddisfatto”.

Io pensavo e sognavo questo. E intanto camminavo per le vie di Copenaghen. A un tratto un ragazzo mi viene incontro e mi dà un volantino: “Grande svendita. Ultimi sei mesi di sconti. I magazzini del sindaco Jacob Andersen sono lieti di invitare tutta la cittadinanza alla giornata del lavoro precario. Voucher e cotillon ai partecipanti. Non perdete questa grande occasione. Partecipate alla ruota della fortuna, si vincono posti simil sicuri. Svendita totale per rinnovo locali. Ultimissime possibilità”. C’era la firma di Jacob Andersen in bella mostra, una sua vecchia foto di quando aveva trent’anni, con i capelli intonsi e il sorriso sornione.

Pensieroso com’ero, ho imboccato una strada – si sa come sono i sogni, pensi una cosa e poi ne fai un’altra – percorsa velocemente da un gruppo di persone, in realtà erano poche. C’era una forza strana che mi spingeva in quella direzione. Mi sono incamminato a passo veloce. Sentivo urla e una ruota che girava. Avete presente quelle ruote che servono per vincere i prosciutti? In fondo alla strada si apriva uno slargo, mi sembrava quello del comune di Copenaghen, ma non sono sicuro, i sogni già sono strani, ma il sogno nel sogno è strano il doppio!. In alto, su un palchetto, c’era il sindaco Jacob Andersen e la sua bella corte. Vicino a lui un altro signore, che a vederlo sembrava un giudice. Ho pensato: “Sarà la volta buona?”. Mi ero sbagliato. Questo signore che sembrava un giudice in realtà era il valletto del sindaco. Aveva un accento strano, sembrava svedese o trusco. Si sa, gli svedesi sono strani, quelli di Stoccolma ancora di più. Sì, era proprio di Stoccolma, l’accento era quello, la tipica calata “stoccolmese” o truschese. L’ho capito quando spiegava le regole della lotteria: “Attenziono attenziono, forse, plobrabrimente, certi posti de favore tieneno da essere più di favore degli altro. Li porto cu mmia. E dicitincello puro a li cumpagni vostri, posti pe tutti. U cuncorso nun ci so plobremi, lo faccio io medesimo di me stesso e nisciuno potra’ dicere che non è vero. Como lo sapete ho già assistemato altre persone ccu lo stesso trucco. Mo boni e niente pauro, che ci sto qua io. Jamo belli, jamo. Qua sta finendo tutto, è tutto scontato. So’ le ultime possibilità, non lasciatevele scappare. Chiamiamoli saldi di fine stagione. Mercanzia pregiata, posti de lavoro, ca te pavammo una merda di euri co sti cazzi di voucher, però vuoi mittere vendere la dignità pe 200/250 euri o mise? Si i vindemm tutti può esse che c’a facimme ‘nata vota”.

Jacob Andersen rideva e rideva. E poi rideva ancora. La piazza che prima era gremita si era svuotata: non c’era più nessuno, c’era rimasto solo lui, la corte e valletto, che mi invitava ad avvicinarmi. Ridevano a più non posso. Mi sono girato per andarmene, ma il valletto che parlava stoccolmese o trusco, mi faceva segno con la mano di restare, mentre con l’altra continuava a far girare la ruota. Ogni volta che questa si fermava indicava un nome. Dal fondo, ma non era nitido, si sentiva solo un urlo di gioia esclamare “Sono io, sono io. Grazie Jacob, grazie maestà”. Il valletto strillava e rideva: “Tieni figli puro tu. Lo vuoi un bel posto di lavoro? Te lo metto da parte se stai zitto e fai finta di non bèdere quello che assuccede a Copenaghen. Devi stare azzitto o ti faccio pigliare da quei signori lì”. Lo diceva a me, indicandomi con un dito che diventava sempre più lungo. Tra le risa di coloro che popolavano il palchetto, mi sono visto afferrato dalle braccia e immobilizzato da due loschi individui, uno con la pancia grossa e la crassa risata, l’altro piccolo e apparentemente innocuo, erano vestiti di nero. Avevano un teschio disegnato sulla divisa nera d’ordinanza: erano le guardie servili. Mi deridevano e mi strattonavano. Mi strattonavano sempre più forte. Ridevano a crepapelle. La loro risata rimbombava e creava un eco che diventava metallico.

“Papà che hai? Sveglia. Stavi gridando nel sonno. Tutto bene?”. Mio figlio mi ha svegliato, liberandomi ancora una volta da questa persecuzione. Un senso di liberazione mi ha pervaso immediatamente, è bastato un suo scrollone per riportarmi alla realtà, per liberarmi dall’incubo che stavo vivendo. Oramai cosciente, ho pensato che magari lo stesso scrollone di dignità lo avranno dato probabilmente quei giovani che nel sogno erano costretti e umiliati a partecipare a quella sorta di lotteria con la ruota.

Dopo questo ennesimo incubo, è proprio il caso di dirlo, “Ci sarà del marcio in Danimarca?”. Questi sogni ricorrenti, sempre con le stesse persone, sempre negli stessi posti, mi fanno pensare di sì. Io sono fortunato, perché ogni volta che mi sveglio mi rendo conto di vivere in una realtà in cui tutto questo non succede. Anzi, a Labico, per fortuna, ma veramente per fortuna, questi episodi non sono mai successi. Pensa se succedessero anche qui? Impossibile, questo è un sogno e i sogni non hanno aderenza con la realtà. Soprattutto se è un sogno nel sogno.

CHE STA SUCCEDENDO A LABICO?

Succedono strane cose a Labico, alcune apparentemente incomprensibili, altre comprensibilissime e nascondono la fame di interessi che circonda il nostro paese.

Succede, ad esempio, che le elezioni si avvicinano e la nostra amministrazione inizia la politica del recupero consensi. Qual è lo strumento migliore per confondere le carte se non utilizzare i soldi del comune per fare campagna elettorale? Sembra il gioco delle tre carte: ti illudono con una vincita pianificata e poi ti svuotano il portafogli. Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma lo fanno tutti”! Vero, anzi verissimo. A Labico, ad esempio, lo abbiamo visto fare nel 2007 e nel 2012 e ci accingiamo a vederlo anche nel 2017, anzi, in questo caso non solo sono partiti in grandissimo anticipo, addirittura un anno prima del canonico inizio, ma in modo massiccio! Nei dieci mesi restanti, da qui alle elezioni, hanno la necessità di recuperare tutte le chiacchiere e distintivo previste dal programma elettorale del 2012 e tutte le corbellerie fatti in questi quattro anni. Chiacchiere madornali, programmi mai attuati, anzi in molti contesti addirittura peggiorati: lottizzazioni, servizi, tasse, rapporti con i cittadini, depuratori, debiti, scuola, trasporti, Colle Spina. C’è da aggiungere altro? Gli unici che vivono altrove senza accorgersene sono loro. O meglio, se ne sono accorti benissimo e sono partiti al contrattacco!

Labico, credo, sia l’unico caso al mondo in cui la maggioranza attacca in modo sfrontato e arrogante chiunque provi a contestare l’agire amministrativo e politico di questa maggioranza, scambiando la LEGITTIMA CRITICA in attacco personale, confondendo, come è loro abitudine, il pubblico con il privato o viceversa e il ruolo, maggioranza con opposizione. Mi viene in mente il gran proliferare di comunicati di contrattacco dell’ultimo periodo, in cui mostrano di aver cambiato strategia, mettendo in atto una sorta di difesa cautelativa, uno stillicidio di attacchi a chiunque azzardi a dire la propria, dimenticandosi del gioco democratico delle parti, in cui chi amministra la cosa pubblica è soggetto e oggetto, per legge democratica, di critica.

Ciò che stupisce è la indelicatezza e il linguaggio aggressivo e offensivo non consoni a chi esercita funzioni pubbliche. Ancor più grave, come a ragione faceva notare Tullio Berlenghi, che si usano strumenti non adatti a tali sfoghi da crocicchio: il sito istituzionale del nostro comune. Anzi, si è pensato, addirittura, di spendere soldi pubblici, nostri, per stampare manifesti di parte (si guardi alla velina sul bilancio).

Sul linguaggio indecoroso e minaccioso mi vengono in mente due esempi. Il primo in piena crisi da bolletta verde e mi vede coinvolto in prima persona: avendo smarrito la bussola del raziocinio, si è pensato di attaccarmi in modo rude e velenoso, non sull’aspetto politico – cosa più che legittima – ma su quello personale, definendomi “frustrato”, mettendo in dubbio le mie qualità di docente, arrivando addirittura a offendere la mia regione di appartenenza e il mio comune di provenienza, invitandomi a cambiare paese. Tradotto si potrebbe interpretare così: levati dai coglioni e tornatene in Calabria, sempre se ti vogliano (chiedo scusa per la volgarità, rischio di mettermi a loro pari!). Il secondo esempio è di qualche giorno fa, in cui, rispondendo a una critica legittima di Paris, si arriva alla minaccia bella e buona. Cito testuale “… il signor Paris si scava da solo la fossa …”. Si scava da solo la fossa! E che linguaggio è questo? Chi è questo pirata della penna che usa tal smodata forma di usare la lingua per tentare di ridurre al silenzio chi mette in risalto strafalcioni amministrativi a danno dei cittadini? Quale ratio spinge il sindaco a far pubblicare il comunicato di un anonimo estensore di sproloqui sul sito istituzionale del comune? Si sarà posto l’amletico dubbio del “chi ha scritto?” il signore del castello di Lugnano? Neanche il coraggio di firmarsi! O, probabilmente, il mandante di tale minaccia è proprio lui, visto che non ne ha preso le distanze. Ciò che colpisce è l’aggressività di bassa lega che si scorge in ogni parola, maiuscole incluse, una rabbia livorosa che non trova giustificazione in chi dovrebbe interpretare il proprio ruolo in ben altro modo. Che dovremmo dire noi cittadini, che parole dovremmo usare nei loro confronti dopo il colossale danno dei depuratori? E dopo gli esagerati accertamenti fiscali? E sugli esosi costi dei servizi sempre più carenti ma sempre più gravosi? E sulle inconcluse lottizzazioni che gridano vendetta e che lasciano i cittadini in quelle perenni condizioni di precarietà? E gli abitanti di Colle Spina sempre illusi da promesse elettorali e poi sistematicamente abbandonati al loro destino?

E’ frustrante avere a che fare con gente così. Ora sì frustrante, atteggiamento nobile di chi si vergogna per loro non avendo il coraggio di farlo da sé. Non getto la spugna per rispetto di chi ha aspettato anni per vedere finalmente un po’ di luce. L’uscita da questo incubo è imminente, i cittadini, finalmente si sono accorti di tutto ciò che è successo in questi anni. Sono venuti al pettine tutti i nodi irrisolti e ingarbugliati che questa maggioranza ha creato.

Come si può giudicare l’atteggiamento di non curanza che si ha verso i cittadini che lamentano disagi e che né il sindaco, né l’assessore all’urbanistica, né l’ufficio tecnico risolvono di loro sponte se non sollecitati dall’opposizione? Come si classificano i lavori di riparazione di un collettore fognario a Santa Maria eseguiti solo perché il sottoscritto è stato costretto ad allegare in consiglio comunale ben 12 foto, a pubblicare un video sui social network e a minacciare una denuncia presso le autorità competenti per veder risolto un problema che pendeva sui residenti di quel quartiere da anni, oggetto di denuncia nelle sedi proprie da parte dell’opposizione dal 2007, quando si segnalava in continuazione lo stato di precarietà dei servizi di quella lottizzazione non rispondente ai criteri deliberati dal consiglio comunale? Domanda lunga ma necessaria! Infatti, sta ancora lì, inconclusa, non presa in carico dal comune, senza l’asfalto e con le fogne in perenne stato di precarietà. Tutto questo non sarebbe successo se le fidejussioni fossero state svincolate solo alla conclusione delle opere di lottizzazione. Non hanno mai fatto autocritica e assunto le responsabilità su questa situazione che interessa più della metà del paese! Ebbene, sulle fogne segnalate sono intervenuti, dopo anni di segnalazioni, ma, probabilmente, solo perché la perdita dei consensi è così catastrofica che pensano di portarsi a casa qualche sorriso di circostanza prima della mazzata finale che pioverà sul loro capo a maggio prossimo. Non si chiama forse “campagna elettorale” questo intervento tardivo?

Termina qui la prima puntata di riflessione sullo stato di agitazione della maggioranza, che indigna, fa rabbia, perché obbliga anche gli spiriti tolleranti, che non sono io, a prendere parte alla contesa e augurarsi che maggio arrivi il prima possibile e faccia tabula rasa di questo modo di amministrare e di concepire il ruolo politico di indirizzo.

Invito i cittadini, tutti i cittadini, a cominciare a fare le dovute analisi sulla situazione labicana, a non dare credito e ascolto a coloro che già cominciano ad entrare nelle case provando a ritrovare una verginità politica che non possono avere, a proporre candidature per una lista, espressione di questa maggioranza, già agonizzante. Le responsabilità di tutto ciò che è successo a Labico hanno nome e cognome, in molti casi hanno anche una parentela e tanti interessi. Attenti al falso, comincia a circolarne parecchio, soprattutto ad opera dei soliti servitori che pensano di sfamarsi con le briciole.

Buona Pasqua

Auguro a tutti voi una serena Pasqua, anche se il clima politico non è dei migliori. Sotto la falsa responsabilità si sta nascondendo al popolo una vero golpe perpetrato dai più grandi burocrati del Paese. Le lezioni hanno decretato non la vittoria di qualcuno ma la morte della Democrazia.

Siate sereni e prepariamoci a difendere la volontà popolare calpestata da strane alchimie non previste dalla nostra Costituzione.

Questo pesce d’aprile sa di scorfano misto cozza. Che possa essere indigesto solo a loro.

Buona Pasqua.

Maurizio Spezzano

Elezioni provincia: i risultati

preferenze provincia

La campagna elettorale è finita. E’ stata una avventura entusiasmante. Ho preso contatti con tantissime persone ed è stato un ulteriore motivo di crescita. Dispiace per il dato complessivo della nostra lista perché eravamo convinti che il risultato sarebbe stato diverso e che i cittadini ci avrebbero premiato. Così non è stato: i cittadini hanno fatto scelte diverse e noi ci inchiniamo alla volontà popolare. Di sicuro non ci arrenderemo, almeno io non ho intenzione di buttare la spugna.C’è bisogno di una lista di lotta e di governo che metta al centro di tutto i bisogni dei cittadini. Noi faremo la nostra parte e continueremo a tutelare gli interessi degli ultimi che sono senza rappresentatività e sempre più vittime di lupi senza scrupoli.

L’amara consolazione è quella di poter vantare un brillantissimo risultato personale in provincia: strano ma vero, escluso il comune di Roma mi piazzo buon terzo. Ciò vuol dire che ho saputo fare la mia parte, superando di slancio politici affermati e sulla piazza da lungo tempo. L’immagine che allego è dell’ufficio elettorale del ministero degli interni, esclusa la città di Roma, non ancora conteggiata.

Ringrazio tutti, ma proprio tutti coloro che si sono spesi con me e per la mia modesta persona. Mi auguro che i rapporti umani e politici possano continuare anche nel futuro perché resto convinto che ci sia bisogno di una grande Rivoluzione Civile.

Grazie, grazie, grazie. La lotta continua.

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