Maurizio Spezzano

Dalla parte del torto in mancanza di un altro posto in cui mettersi

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Caos e confusione

Ci risiamo, comune allo sbando!!! Non si capisce più nulla. Avrei potuto scrivere “Siete su scherzi a parte”, ma la partita è troppo importante. Le bollette sono diventate il tormentone dei cittadini: prima le scadenze delle rate, otto in pochi mesi; poi, l’invio con calcoli errati; ora, il sindaco che emette un comunicato in cui “annulla” le bollette, senza nessun supporto da parte degli uffici che hanno questa responsabilità. Al sindaco sfugge un piccolo particolare: lui ha competenze politiche non amministrative. L’unico che può sospendere, non annullare, è il responsabile del procedimento, cioè il dirigente che formalizza la decisione con un atto proprio.

Invece nel nostro paese un sindaco abituato a fare il bello e il cattivo tempo si arroga diritti che non ha. Quando avrebbe dovuto farlo non lo ha fatto, ora che non può farlo, emette un comunicato che genera ulteriore confusione e sconforto tra i cittadini, creando il caos.

Sono giorni che i consiglieri di opposizione fanno il diavolo a quattro per queste bollette. Io e Nello ci siamo recati presso gli uffici per capire cosa stava succedendo e metterli sull’avviso che le bollette, molte bollette, erano errate. Abbiamo messo in risalto che prima di inviarle avrebbero dovuto verificare la congruità del totale: bisognava verificare che le metrature fossero state corrette, che le somme fossero in linea con la metratura. Invece no. Dopo quasi due anni siamo nel panico, e non si vede via di uscita. La vicenda, naturalmente non termina qua, anche perché ci sono ancora circa 500 posizioni totalmente errate e non inviate. Questo “scherzo”, non di poco conto, manda definitivamente all’aria i conti del comune perché per il secondo anno non potrà onorare gli impegni contrattuali con Lazio Ambiente e gli altri fornitori. Molti cittadini virtuosi,  hanno già pagato perché i conteggi erano esatti, mentre altri non sanno come muoversi. Questo sta generando ulteriore confusione perché non si sa bene come bisogna comportarsi. Si sarebbe potuto evitare tutto questo caos verificando prima dell’invio la correttezza dei dati e delle somme. Il comunicato genera ulteriore confusione, forse loro non se ne sono accorti, ma i cittadini sì

Ora, chiedo per l’ennesima volta e lo faccio urlando, DI CHI E’ LA COLPA DI TUTTO QUESTO? Di chi è la responsabilità? Perché si continua a tollerare questa confusione di ruoli e di servizio? Ripeto, siamo in pieno caos ed è difficile vedere la luce se non si fa finalmente tabula rasa di questa mediocrità

L’eredità di chi andrà ad amministrare sarà veramente gravosa. Al di là delle bollette, c’è il bilancio da gestire, ci sono i conti da far quadrare, c’è da onorare impegni e spese, c’è da fare chiarezza nei comportamenti, c’è la certezza che qualcosa deve cambiare, ma cambiare sul serio. Basta palliativi, basta compromessi. Se c’è da recidere rami lo si faccia, qui è in gioco l’onore di tutti i cittadini, di una parte e dell’altra. Siamo diventati lo zimbello del circondario, ci ridono dietro per l’incapacità di questi amministratori che sono nel pallone più totale.

Sapete cosa trovo gravissimo? Il fatto che non abbiano mai voluto ascoltare la voce dell’opposizione che ha mostrato senso delle istituzioni e capacità di elaborazione. Quello che è successo negli ultimi anni, con noi non sarebbe mai avvenuto. Sapete perché? Perché c’è una distanza abissale tra il loro modo di amministrare e il nostro: NOI STAIMO CON I CITTADINI, LORO CONTRO.

Ecco, questo è un altro ottimo motivo per cambiare. L’undici giugno c’è la grande possibilità. Noi abbiamo messo in campo una vera formazione qualificata, generosa e preparata per fare fronte ad ogni problematica. Abbiate fiducia in noi, aiutateci a governare questo paese e simili scempiaggini non avverranno più. Promesso.

Maurizio Spezzano

La fine dell’impero

Consiglio Comunale frizzante ma educato. C’era da deliberare il DUP, Documento Unico di Programmazione, e il bilancio di previsione. C’erano poi altri atti collegati alla manovra di bilancio, e, infine, tre punti controversi e in parte lacunosi. Totale nove proposte di deliberazione.

Per ordine. I primi quattro punti erano propedeutici al bilancio stesso; il primo, riguardava i servizi a domanda individuale, le cui tariffe sono rimaste invariate rispetto il 2016; secondo e terzo non incisivi per il nostro comune e ininfluenti ma ugualmente da deliberare; il quarto, riguardava il programma triennale delle opere pubbliche. In questo caso, sia io che il consigliere Tulli abbiamo mosso delle osservazioni e chiesto delucidazioni su due opere: il campo di calcio e la scuola. Risposte tecniche e siamo andati avanti. Risultato delle votazioni uguale per tutti: favorevoli 5, astenuti 2 (io e Nello).

Siamo entrati nel vivo del consiglio con il punto 5, “Esame ed approvazione DUP aggiornato e bilancio pluriennale triennio 2017/2019”. E’ l’atto più importante dell’amministrazione perché pianifica l’andamento economico per ogni anno. Punto molto dibattuto e risposte non sempre esaustive. Premetto che speravamo nella convocazione della commissione, sia per esaminare il bilancio nelle varie voci, sia, eventualmente, presentare qualche emendamento migliorativo. Purtroppo ciò non è avvenuto. Che cosa emerge dai dati del bilancio? Un dato incontrovertibile, ammesso dagli stessi esponenti di maggioranza: incapacità e ritardi nella riscossione e conseguente incapacità e ritardi nella spesa. Di chi la colpa? Non certo dell’opposizione, va da sé che la risposta è automatica. Ciò che è successo con gli accertamenti dell’anno scorso ha strascichi importanti che ci porteremo ancora dietro per un po’. Comporteranno problemi di quadratura dei conti. Per fare un esempio, l’amministrazione è in gravissimo ritardo con le riscossioni, tanto da determinare seri problemi nei pagamenti dei cittadini. C’è una massa enorme di mancati introiti da tassazione, più di 4.000.000 di euro, a fronte di altrettanti milioni di spese che non riusciamo ad onorare. Quest’anno, ad esempio, TARI doppia, 2016 e 2017, e conseguente pagamento rateizzato che occuperà le famiglie per ben otto rate: maggio, luglio, settembre, ottobre, novembre e dicembre del 2017, febbraio e aprile del 2018. Un vero salasso. Noi abbiamo chiesto l’individuazione delle responsabilità. Intanto, abbiamo puntato il dito contro la società AeG che a nostro giudizio ha responsabilità gravi: mancata armonizzazione dei software AeG/comune (almeno questo è emerso!), dati non corrispondenti con i subalterni delle particelle catastali, ritardo nella correzione degli errori, ritardo nell’aggiornamento del database delle riscossioni. Poi, contro il  RUP (Responsabile Unico del Procedimento) per mancata vigilanza e carenza di determinazione contro la AeG. Infine, ma non ultima, contro la maggioranza che non ha fatto valere i diritti dei cittadini che sono sovrani rispetto a quelli della società che ha gestito la partita.. Queste lacune, ma soprattutto la mancata determinazione ad affrontare il problema con serietà, hanno innescato un meccanismo che ha fatto tilt: da novembre 2015 a maggio 2017 siamo nel panico, a svantaggio dei cittadini che si vedono costretti a pagare colpe che non hanno: tutti noi vittime della leggerezza di alcuni. Non sarà facile per molte, moltissime famiglie. fare fronte a tutte queste rate. Se aggiungiamo il servizio idrico integrato, la rateizzazione del debito derivato dal depuratore e i debiti non riconosciuti, ecco la miscela esplosiva. Nessun allarmismo, per carità, ma questa è la situazione. Inoltre, le difficoltà economiche di alcune famiglie potrebbero creare ulteriori problemi di esigibilità. Credo che questo lo abbiano capito anche gli esponenti di maggioranza.

Dal punto di visto tecnico, è stato molto difficile leggere il bilancio perché non sono state riportate in dettaglio le cifre del 2016. Diciamo che è stato un bilancio determinato al buio, senza confronti con l’anno precedente, dato indispensabile per capire l’andamento reale dei conti. Nell’analisi dei dati ci siamo trovati una massa enorme di residui di cui ignoriamo gli anni. Tra questi, più di 800.000 euro di dubbia esigibilità, cioè non si sa se l’amministrazione riuscirà mai a recuperarli. Poi, capitoli non chiari, cifre non corrispondenti, dati non riportati; un esempio su tutti, il mancato pagamento degli oneri di urbanizzazione, non riportati, che appesantiscono ulteriormente l’analisi del bilancio. Una gran confusione che con toni decisi abbiamo messo in risalto.

Noi crediamo che bisogna assolutamente fare chiarezza sui conti perché è difficile procedere al buio. I prossimi amministratori dovranno armarsi di santa pazienza e riportare tutto nell’alveo della normalità, della trasparenza e della legalità. Ricordo che il compito di chi amministra è la fermezza nell’alleggerire i problemi dei cittadini non peggiorarli. Messo ai voti il punto, cinque a favore (la maggioranza) e due voti contrari (io e Nello Tulli).

Punto 6, Approvazione scadenza TARI 2016. Bel pasticcio! La data, 2016, ci fa capire che è in arrivo quello che avremmo dovuto pagare lo scorso anno. Ricordo che nel precedente consiglio abbiamo approvato lo scadenzario del 2017, quattro rate, due nel 2017 (ottobre e dicembre) e due nel 2018 (febbraio e aprile). Invece quelle del 2016 tutte in questo anno: maggio, luglio, settembre e novembre. E non è detto che maggio si rispetti. Proprio per questo motivo c’è stato un forte diverbio tra me e il responsabile d’aria, che è anche il RUP dell’accertamento del 2015. Le bollette sono ancora in stampa e non c’è la certezza che la consegna delle 2400 lettere avverrà in tempo utile per fare fronte al pagamento della prima rata (31 maggio). Restano fuori ancora 700 utenze che necessitano correzioni e non ancora mandate a ruolo. Un vero problema! Questo ritardo e la faciloneria nella gestione della questione sottoporrà i cittadini a un vero tour de foce di pagamenti. Conclusione: gli altri sbagliano e i cittadini pagano. Mi auguro che la responsabilità non ricada sui nuovi amministratori.

Io e il consigliere Tulli ci siamo molto irritati per il mancato rispetto della promessa del sindaco di chiedere i danni alla società AeG per inadempienza contrattuale. Così come ci siamo irritati verso il responsabile del procedimento che a nostro giudizio ha cincischiato, penalizzando i cittadini. Messo ai voti, io ho preferito non partecipare, mentre la maggioranza ha votato a favore e Nello si è astenuto.

Punto 7, Riapprovazione progetto preliminare campo sportivo, apposizione vincolo espropriativo. Anche questo un mezzo disastro. Punto ritirato perché gli atti erano carenti e non presi in visione dai consiglieri. Solo per informazione, io e Nello abbiamo avuto modo di “sbirciare” la cartografia. Secondo noi se resta così si prospetta una situazione peggiore della volta precedente! In più i costi passano da poco più di un 1.900.000 a 2.650.000. Questo incremento trova solo parzialmente giustificazione. Torneremo sull’argomento perché la maggioranza intende convocare un altro consiglio comunale il 18 maggio proprio per l’analisi di questo punto. Una sola nota polemica: quei manifesti affissi in gran quantità in paese non rappresentano nulla, non rispecchiano la verità dei fatti, non sono opera dei nostri uffici, né del progettista. ! Recavano l’intestazione del comune ma non sono roba nostra. Oltretutto, non corrispondono a nessun progetto visionato dai consiglieri. Servivano solo a creare confusione per buttare discredito su di noi che avevamo condotto una battaglia giusta. Molte delle nostre osservazioni (ricordate i miei 11 punti critici?) sono state accolte a dimostrazione della bontà della nostra posizione. Chiederci scusa non guasterebbe, senza voler fare polemica.

Punto 8. Modifica al Piano di Emergenza Comunale. Lacunoso e improvvisato. Abbiamo chiesto il ritiro del punto perché non rispecchia la situazione reale del nostro comune. Richiesta respinta pur concordando in toto con le nostre osservazioni. Questo punto lo avevamo già deliberato, ma avendo la Regione mosso alcuni rilievi, puta caso coincidenti con i nostri, è tornato là dove era partito, in tutti i sensi! Inascoltati allora, inascoltati oggi. Restano le stesse identiche lacune di novembre. Però noi pagheremo ugualmente il tecnico: 10.000 euro. Per farvi capire la paradossale situazione che abbiamo riscontrato, basta un solo dato: nell’atto di oggi, così come in quello di novembre, abbiamo fatto rilevare, tra i tanti errori, uno macroscopico: in caso di calamita naturale, chiunque chiami il COC (Centro Operativo Comunale) – prefettura, questura, protezione civile, ministero dell’Interno – comporrà il numero fornito, ma, dall’altra parte, risponderà “una voce” a noi cara, quella del nostro amico Massimo Ciocci. Mi fermo qui, giudicate voi. 5 a favore (la maggioranza), 2 astenuti (io e Nello).

Ultimo punto, 9, Magazzino comunale, approvazione progetto definitivo per l’apposizione del vincolo espropriativo e dichiarazione di pubblica utilità. Altra questione ingarbugliata. Punto aggiunto il giorno prima del consiglio, consegnato in mattinata. Fino alle ore 18 circa gli atti non erano disponibili. Alla nostra richiesta di illegittimità la segretaria ha confermato la nostra osservazione. La maggioranza ha fatto quadrato e, forzando regolamento e legge, lo ha approvato ugualmente. Premetto che questo punto era stato ritirato dal consiglio precedente, su nostra sollecitazione, perché non conforme ai requisiti di legge, almeno questo è stato quello che noi abbiamo affermato. Il sindaco lo ha riproposto ma senza rimuovere le criticità emerse precedentemente. Sta di fatto che ci accingiamo a comprare un immobile, a parziale pagamento di oneri di urbanizzazione mai versati, che presenta elementi che dovrebbero ostacolarne l’acquisto. Votazione: 5 favorevoli (la maggioranza), mentre noi non abbiamo partecipato al voto.

In sintesi, non è facile riassumere quattro ore di consiglio comunale! Pensavamo che questo sarebbe stato l’ultimo, invece ce ne sarà sicuramente un altro il 18 maggio, a consiglio comunale in teoria sciolto e non in grado di deliberare se non atti improcrastinabili. Vedremo cosa succederà.

Dal resoconto emerge con chiarezza che siamo arrivati alla fine dell’impero, e come tutte le dinastie in disfacimento emerge la debolezza dell’azione politica. Il bilancio, le scadenze delle rate, il piano di emergenza comunale, il campo sportivo, l’acquisizione dell’immobile sono tutti punti di debolezza. Mai come questa volta tanti abbagli e tutti insieme.

Sono convinto che io e Nello siamo stati all’altezza della situazione, abbiamo dimostrato capacità di analisi e di proposta. Se avessero seguito le nostre indicazioni forse non ci saremo trovati in queste condizioni. Chiedere ai cittadini di pagare in un solo anno, anche se a rate, l’importo di due anni di TARI risulta essere un balzello non indifferente. Hanno sempre sbandierato ai quattro venti la loro attenzione verso i ceti deboli, ma nei fatti si sono smentiti. Ricordo ancora l’incontro avuto con i dirigenti della società AeG, eravamo determinati a mettere a nudo la loro protervia. Se il sindaco e i suoi consiglieri ci avessero dato ascolto, piuttosto che mostrarsi “timidi” nei loro confronti e arroganti nei nostri e in quelli dei cittadini, avremmo trattato la questione in un altro modo e di sicuro sarebbe finita a vantaggio di tutti noi. Invece, siamo stati accusati di seminare bugie ed oggi i nodi vengono al pettine. Ci era stato assicurato che il comune avrebbe intrapreso azioni legali contro la società, invece ci troviamo a dover pagare sei rate di imposte in sette mesi. Inutile infierire, il ciclo è finito e i cittadini sapranno valutare. L’undici giugno c’è la possibilità di ripristinare politiche di buonsenso e vicinanza ai cittadini.

Buona campagna elettorale a tutti, anche ai nostri avversari, affinché tutto si svolga serenamente mettendo i cittadini nella condizione di scegliere in libertà e in base a uomini e idee.

Piccola nota a margine: Si chiude un’era. Molti consiglieri non si presenteranno più, praticamente tutti, tranne qualche piccola eccezione. I saluti li farò subito dopo la presentazione delle liste. Mi limito qui a ringraziare tutti il sindaco e consiglieri di maggioranza, chiedendo scusa loro se in qualche occasione ho alzato i toni. Ma io sono un passionale e il carattere fa il resto. Penso di non aver serbato rancore per nessuno, anche nei momenti di rabbia. Al di là della politica restano i rapporti umani, siamo tutti della stessa comunità e tutti insieme dobbiamo concorrere a migliorare le condizioni di vita dei nostri concittadini. Grazie a tutti, sindaco, assessori, consiglieri.

Grazie al mio compagno di viaggio: Nello Tulli, ha saputo sostenermi e consigliarmi. Ho apprezzato la sua generosità politica e ne sono contento. A presto.

La volpe e l’uva

Eccomi, beccati con il sorcio in bocca. Le bugie nell’immaginario collettivo hanno due rappresentazioni: naso lungo e gambe corte. Non so perché ma quelli di rinnovare ce li hanno entrambi. In merito all’articolo “In Spezzano veritas“, infarcito di parole scritte a casaccio, mi permetto di contraddire ogni loro parola. Infatti, ho avuto modo di recarmi nuovamente negli uffici per avere conferma di ciò che ho sostenuto. E non poteva essere altrimenti: ho date, costi e smentite. Per cui li metterò a tacere con le prove, non con le chiacchiere. Dopo, spero facciano una bella immersione in un bagno di umiltà, gli farà bene al corpo e allo spirito.

Per ora, visto che non ho tempo per scrivere grandi romanzi e a Copenaghen questa volta non ci sono potuto andare, mi limito a raccontare una favola, è di Esopo, che molto avrebbe scritto su questi personaggi. La morale finale si addice alla perfezione.

“LA VOLPE E L’UVA

Una volpe affamata vide dei grappoli d’uva che pendevano da un pergolato, e tentò di afferrarli più e più volte. Ma non ci riuscì. “Robaccia acerba!” disse allora tra sé e sé; e se ne andò. Così, anche fra gli uomini, c’è chi, non riuscendo per incapacità a raggiungere il suo intento, ne dà la colpa alle circostanze e agli uomini. Nel nostro caso all’opposizione e strada facendo ai dipendenti”.

Esopo, XXXII; Fedro, IV, 3.

Ora facciamo due conti semplici semplici che possono capire anche loro. I nostri sostengono, anche con una certa superficialità, che non ci sono cifre da 40.000 euro (da me citate), accusando chi mi ha informato di aver dichiarato cose inesistenti, anzi che lo hanno fatto male, e che mi sono inventato determine che non ci sono. Confermo che i miei informatori sono gli uffici, non le chiacchiere da bar o le mezze verità come fanno loro. E gli uffici, che lavorano in situazioni di effettiva difficoltà, sono sempre ben disposti a rispondere alle richieste dei consiglieri. Per cui, ancor prima di iniziare, a loro va la mia solidarietà per gli attacchi continui che subiscono da chi dovrebbe proteggerli e invece li fa diventare bersagli. Solidarietà massima ai lavoratori sempre e comunque.

Intanto, non mi informano ma mi informo, c’è una bella differenza (anche l’uso dell’italiano fa una bella differenza!!). Le famose opere migliorative da realizzare nell’ambito dell’opera pubblica dei lavori di ampliamento della scuola del primo ciclo (elementare) Maestra Iole, hanno un importo di 100.000 euro circa che la ditta “offre” al nostro comune (non sono regalati, fanno parte dell’offerta tecnica e migliorativa!!). Questo emerge dal computo metrico. Di questa cifra, 60.000 euro sono stati utilizzati per il tetto, la restante cifra, per un importo di circa 44.050, sono opere che riguardano altro. Nel computo metrico iniziale, erano destinati, per sei interventi: a) riqualificazione aiuole; b) area svago; c) vernici speciali; d) impianto fotovoltaico; e) sensori luci bagni; f) sensori ottici rubinetti bagni. Per intenderci, nell’aria svago erano previsti dei giochi che ad oggi non ci sono, né sono previsti nel nuovo computo metrico.

Per capire meglio la storia delle determine, cito un po’ di date. Intanto l’appalto è lungo, molto lungo, iniziato nel decennio precedente. Ma relativamente a ciò che ci interessa, tutto ha inizio il 15 dicembre 2016, quando il comune di Labico presenta il computo metrico estimativo delle opere a compensazione (i restanti 43.928,06) in variante a quello iniziale, cioè previsto nel computo metrico tecnico di assegnazione dell’appalto.

Il 30 dicembre 2016, si accettano le proposte e il responsabile del dipartimento firma la prima determina.

Il 5 gennaio 2017 viene firmato l’atto di sottomissione, tra il comune e la ditta, la quale si impegna a realizzare quelle opere.

Il 19 gennaio 2017 viene firmata la seconda determina che affida i lavori alla ditta, per un importo di 43.928,06.

Che cosa cambia rispetto a prima? Molto. Intanto cambia quello che era previsto nel computo metrico iniziale: i vialetti del “prato” (parola che suona stonata a chi è abituato a ragionare in metri cubi di cemento!!) che dovevano essere di brecciolino, a settembre diventano di asfalto bituminoso. (ancora non si sa chi lo abbia ordinato!), che con sommo scuorno fanno arrabbiare tutto un paese. A distanza di mesi, cinque per l’esattezza, si decide di eliminare l’asfalto, perché forse faceva schifo anche a loro, e si decide, così dice il computo metrico approvato, di rivestire una gran parte in quadrotti di gomma antitrauma, (zona est e zona ovest (?)), e la parte perimetrale delle aiuole a corteccia di pino (ma non c’era il pericolo che i bambini si potessero fare male?). Inoltre, è prevista la  sistemazione della pavimentazione interna in gomma (le parti saltate, per intenderci!), e poi udite udite, nuova targa in marmo del costo di 850 euro. Ma non l’avevano già messa la targa autocelebrativa? Che targa è questa? Mi auguro che si limitino a indicare il nome della scuola. Questi sono i lavori che si devono fare, possibilmente prima delle elezioni, così possono inaugurare un’altra volta.

La cosa grave sapete qual è? Che nel computo metrico iniziale era previsto l’impianto fotovoltaico. Avete capito bene, l’impianto fotovoltaico per un costo di 12.000 euro. Cucù, il fotovoltaico non c’è più! C’erano vernici speciali, c’erano sensori delle luci (a proposito, le luci della scuola sono quasi sempre accese di sera, di chi è la colpa? dell’opposizione?), c’erano sensori ai rubinetti del bagno, c’erano i giochi per l’aria svago.

Ecco, ho finito. Non c’è altro da aggiungere. Avevo scritto bugie? Ci sono le determine? Ci sono i 40.000 euro? Sono stati variati i lavori? I cittadini mi renderanno giustizia: se ho detto bugie è giusto che io paghi, ma se in Spezzano veritas loro si dovrebbero dimettere e anche di corsa. Io ho tutti gli atti, vecchi e nuovi. Se qualcuno che non si fida e vuole visionarli, sono disponibile in qualsiasi momento a metterli a disposizione. Per il resto ci sono chiacchiere e distintivo. Io non dico bugie, non fa parte della mia cultura. Orgoglioso delle mie origini contadine, fatte di sacrifici e onestà, mi hanno insegnato che non si mente ed è preferibile davanti agli errori, che pure ci possono essere, di avere l’umiltà di chiedere scusa. Io di solito lo faccio. Non so loro.

SALDI DI FINE STAGIONE A COPENAGHEN

Sono partiti i saldi di fine stagione a Copenaghen. L’annata 2012/2016 non è stata delle più felici per il sindaco Jacob Andersen, per cui dà fondo alle giacenze di magazzino conservate per le grandi occasioni. Resta questo scorcio di 2017 per cercare di rimpinguare le casse consensuali, e per raggiungere l’obiettivo della rielezione è disposto a fare ogni cosa, a offrire ogni cosa, a dire sempre sì e ad accontentare tutti, ma proprio tutti, addirittura è disposto ad andare casa per casa a fare le pulizie. Diciamo, non a tutti, quelli cattivi cattivi no, per loro scapaccioni sulla testa dura e niente pacche sulle spalle. Neanche pulizie! Niente sorrisi e niente saluti. Molti pezzi in saldo sono oramai fuori moda, mercanzia egregia per gli ingenui, lucente di fuori ma arrugginita dentro, ottima per coloro che spinti dalla disperazione sono disposti a farsi raggirare in ogni modo. Insomma, roba di facciata che serve al sindaco Andersen per ipnotizzare l’opinione pubblica (anche nei sogni c’è l’opinione pubblica e anche nei sogni si fa ipnotizzare!!!). Il problema non è del sindaco di Copenaghen – lui è sempre stato uomo scaltro, ha sempre mercanteggiato, ha rifilato bidoni a tutti, anche ai migliori amici – semmai, il problema è di chi, spinto dalla disperazione e dai magri introiti, è costretto ad accettare qualsiasi “abito”.

Inizia con questa introduzione l’ennesimo sogno danese, l’incubo di Copenaghen. Un sogno nel sogno. Ho sognato che stavo scrivendo il sogno e prima di finirlo mi sono addormentato. E’ il sogno di queste sere di rigide temperature, provenienti dai venti del Mar Baltico. Mentre scrivevo il sogno mi sono addormentato davanti al tepore del camino acceso, sognando. Ho sognato che stavo scrivendo che ero in città, raccontando di una passeggiata per le vie del centro – Copenaghen è veramente incantevole nelle serate invernali – quando la mia attenzione è stata attratta dalle vetrine degli amici del sindaco Andersen: avevano esposto cartelli che pubblicizzavano precarissimi posti di lavoro. Promettevano di dare fondo a tutti gli articoli di magazzino (tra le rimanenze abbondavano i voucher, una moneta moderna che schiavizza il lavoratore!). Alcuni di questi “clienti” si erano fatti  illudere e una volta dentro avevano accettato la mercanzia, convinti di poter risolvere per sempre i loro problemi (come dire, sono scalzo e mi faccio rifilare un paio di scarpe composte da due sole destre di colori differenti e di taglia differente). Alcuni accortisi della fregatura avevano cominciato a lamentarsi, ma gli sgherri di Jacob Andersen li minacciavano con bollette e accertamenti fiscali.

Mentre sognavo, tra me pensavo: “Questa città vive veramente in un mondo capovolto! E’ strana. Alcuni passaggi non mi sono chiari. I cittadini per quattro anni hanno trovato i ‘negozi’ chiusi con la scusa che le scorte erano finite ed ora, in questo finale di stagione, ecco i saldi e i negozi pieni. Il sindaco Jacob Andersen ha pianto miseria per tutto il tempo, quasi dalla rabbia non rideva più. Pochissime pacche sulle spalle, solo agli amici più fidati, che andavano in giro a ripetere che non era vero che c’era miseria, anzi, si stava meglio quando si stava peggio. Andersen che diceva a tutti di non sapere nulla, non sapeva neppure che le cose andavano male. E’ stato tanto maltrattato che quando passava per la piazza con il suo elicottero la gente quasi gli inveiva contro. Eppure eccolo lì, nuovamente sorridente e soddisfatto”.

Io pensavo e sognavo questo. E intanto camminavo per le vie di Copenaghen. A un tratto un ragazzo mi viene incontro e mi dà un volantino: “Grande svendita. Ultimi sei mesi di sconti. I magazzini del sindaco Jacob Andersen sono lieti di invitare tutta la cittadinanza alla giornata del lavoro precario. Voucher e cotillon ai partecipanti. Non perdete questa grande occasione. Partecipate alla ruota della fortuna, si vincono posti simil sicuri. Svendita totale per rinnovo locali. Ultimissime possibilità”. C’era la firma di Jacob Andersen in bella mostra, una sua vecchia foto di quando aveva trent’anni, con i capelli intonsi e il sorriso sornione.

Pensieroso com’ero, ho imboccato una strada – si sa come sono i sogni, pensi una cosa e poi ne fai un’altra – percorsa velocemente da un gruppo di persone, in realtà erano poche. C’era una forza strana che mi spingeva in quella direzione. Mi sono incamminato a passo veloce. Sentivo urla e una ruota che girava. Avete presente quelle ruote che servono per vincere i prosciutti? In fondo alla strada si apriva uno slargo, mi sembrava quello del comune di Copenaghen, ma non sono sicuro, i sogni già sono strani, ma il sogno nel sogno è strano il doppio!. In alto, su un palchetto, c’era il sindaco Jacob Andersen e la sua bella corte. Vicino a lui un altro signore, che a vederlo sembrava un giudice. Ho pensato: “Sarà la volta buona?”. Mi ero sbagliato. Questo signore che sembrava un giudice in realtà era il valletto del sindaco. Aveva un accento strano, sembrava svedese o trusco. Si sa, gli svedesi sono strani, quelli di Stoccolma ancora di più. Sì, era proprio di Stoccolma, l’accento era quello, la tipica calata “stoccolmese” o truschese. L’ho capito quando spiegava le regole della lotteria: “Attenziono attenziono, forse, plobrabrimente, certi posti de favore tieneno da essere più di favore degli altro. Li porto cu mmia. E dicitincello puro a li cumpagni vostri, posti pe tutti. U cuncorso nun ci so plobremi, lo faccio io medesimo di me stesso e nisciuno potra’ dicere che non è vero. Como lo sapete ho già assistemato altre persone ccu lo stesso trucco. Mo boni e niente pauro, che ci sto qua io. Jamo belli, jamo. Qua sta finendo tutto, è tutto scontato. So’ le ultime possibilità, non lasciatevele scappare. Chiamiamoli saldi di fine stagione. Mercanzia pregiata, posti de lavoro, ca te pavammo una merda di euri co sti cazzi di voucher, però vuoi mittere vendere la dignità pe 200/250 euri o mise? Si i vindemm tutti può esse che c’a facimme ‘nata vota”.

Jacob Andersen rideva e rideva. E poi rideva ancora. La piazza che prima era gremita si era svuotata: non c’era più nessuno, c’era rimasto solo lui, la corte e valletto, che mi invitava ad avvicinarmi. Ridevano a più non posso. Mi sono girato per andarmene, ma il valletto che parlava stoccolmese o trusco, mi faceva segno con la mano di restare, mentre con l’altra continuava a far girare la ruota. Ogni volta che questa si fermava indicava un nome. Dal fondo, ma non era nitido, si sentiva solo un urlo di gioia esclamare “Sono io, sono io. Grazie Jacob, grazie maestà”. Il valletto strillava e rideva: “Tieni figli puro tu. Lo vuoi un bel posto di lavoro? Te lo metto da parte se stai zitto e fai finta di non bèdere quello che assuccede a Copenaghen. Devi stare azzitto o ti faccio pigliare da quei signori lì”. Lo diceva a me, indicandomi con un dito che diventava sempre più lungo. Tra le risa di coloro che popolavano il palchetto, mi sono visto afferrato dalle braccia e immobilizzato da due loschi individui, uno con la pancia grossa e la crassa risata, l’altro piccolo e apparentemente innocuo, erano vestiti di nero. Avevano un teschio disegnato sulla divisa nera d’ordinanza: erano le guardie servili. Mi deridevano e mi strattonavano. Mi strattonavano sempre più forte. Ridevano a crepapelle. La loro risata rimbombava e creava un eco che diventava metallico.

“Papà che hai? Sveglia. Stavi gridando nel sonno. Tutto bene?”. Mio figlio mi ha svegliato, liberandomi ancora una volta da questa persecuzione. Un senso di liberazione mi ha pervaso immediatamente, è bastato un suo scrollone per riportarmi alla realtà, per liberarmi dall’incubo che stavo vivendo. Oramai cosciente, ho pensato che magari lo stesso scrollone di dignità lo avranno dato probabilmente quei giovani che nel sogno erano costretti e umiliati a partecipare a quella sorta di lotteria con la ruota.

Dopo questo ennesimo incubo, è proprio il caso di dirlo, “Ci sarà del marcio in Danimarca?”. Questi sogni ricorrenti, sempre con le stesse persone, sempre negli stessi posti, mi fanno pensare di sì. Io sono fortunato, perché ogni volta che mi sveglio mi rendo conto di vivere in una realtà in cui tutto questo non succede. Anzi, a Labico, per fortuna, ma veramente per fortuna, questi episodi non sono mai successi. Pensa se succedessero anche qui? Impossibile, questo è un sogno e i sogni non hanno aderenza con la realtà. Soprattutto se è un sogno nel sogno.

Sollecitare è legittimo

Trovo singolare che il sindaco, sempre attento a rispondere alle interrogazioni e alle comunicazioni dei consiglieri di opposizione, a distanza di circa due settimane dall’interrogazione sul lotto edificato a Colle Spina e a circa 10 giorni alla comunicazione sull’ampliamento previsto a via della Stradella, lotto CTS, non abbia trovato il tempo e il modo di dare una risposta alle obiezioni mosse dal sottoscritto. Capisco che siamo a dicembre e che le feste sono oramai prossime, ma non riesco a spiegarmi questo ritardo oltremodo eccessivo. Lui sempre così attento alla comunicazione e all’immagine! Ora, non vorrei essere il solito malpensante, ma non vorrei averlo messo involontariamente in imbarazzo per dover rendere conto ai cittadini su un permesso a costruire – nel primo caso – rilasciato dagli uffici al proprio figlio e su una semplice SCIA – nel secondo caso – rilasciato al proprio fratello!

Probabilmente le considerazioni espresse nei due casi dal sottoscritto, interrogazione e comunicazione, possono essere frutto di errata interpretazioni delle norme, ma è doveroso da parte di un consigliere di opposizione verificare che tutto sia regolare. Ci può stare, in fondo insegno lettere non urbanistica, ma proprio in virtù di questo probabile errore sarebbe opportuno che il sindaco in persona si adoperasse nel più breve tempo possibile a fare chiarezza. E’ un dovere morale chiarire questa questione. Ripeto, può essere che tutto sia regolare, ci mancherebbe, ma è meglio saperlo.

Giusto per ricordarlo, nel primo caso, il permesso a costruire a Colle Spina, rilasciato a settembre, ha costretto la polizia municipale a chiedere il sequestro in virtù della mancanza di antisismica. Successivamente è stato dissequestrato, ma resta sempre il dubbio che le due villette trifamigliari si stanno costruendo in virtù di una legge regionale, il Piano Casa, che pone limiti precisi per i lotti vincolati. La mia interrogazione chiede se è legittimo il rilascio del permesso a costruire in quei lotti che risultano vincolati ad altro, in questo caso Attrezzature di interesse comune (Attrezzature collettive pubbliche). Non quindi edilizia privata. Ma resta il dubbio della corretta interpretazione della norma e la mia interrogazione va in questa direzione. Per certo, i membri del Consorzio Colle Spina si stanno muovendo per tutelare i propri interessi ed io sto dalla loro parte.

Nel secondo caso, i lavori che si stanno eseguendo e che prevedevano l’ampliamento del supermercato CTS, almeno così si legge negli atti, si eseguono in virtù di una semplice SCIA. Ora, tutti sanno, anche io che insegno lettere e non urbanistica, che quel titolo non è sufficiente ad eseguire quel tipo di lavoro, c’è bisogno d’altro. Forse di un permesso a costruire? Non lo so, in fondo insegno lettere e non urbanistica! Fatto sta che appena ho fatto richiesta di accesso agli atti e subito dopo aver presentato la comunicazione, è stata presentata un’altra SCIA. Domanda legittima: ma se il titolo rilasciato prima andava bene, perché subito dopo si è presentata la richiesta per un altro titolo? Lo so, la questione è ingarbugliata! Già venerdì scorso, l’ing. Callori, nuovo responsabile del dipartimento urbanistico, aveva segnalato dubbi sulla legittimità di quell’atto specifico. Oggi, dopo mia sollecitazione, mi ha confermato che quel titolo per quel tipo di lavoro non va bene e che avrebbe comminato la sanzione prevista dalla legge. Inoltre, avrebbe verificato quanto avevo richiesto nella missiva del 12 dicembre u.s.

Naturalmente, quanto ho chiesto e verificato rientra nei compiti di un consigliere comunale ed è chiaro che l’interlocutore è il sindaco e gli uffici. Se esiste il dubbio che ci siano delle falle è giusto sollevare la problematica. Ciò non vuol dire essere nemico di qualcosa o di qualcuno, semplicemente il consigliere rivendica il diritto alla chiarezza e alla trasparenza degli atti amministrativi. Che colpa ne ha il consigliere, in questo caso io, se il permesso a costruire e la SCIA sono intestati rispettivamente al figlio e al fratello del sindaco? Io ho verificato gli atti a prescindere dai nomi, quelli non mi interessano, mi interessa la legalità. Se gli atti sono legittimi si va avanti, se gli atti presentano eventuali anomalie gli uffici risolvono e il sindaco sta sereno. A sua volta, il consigliere è contento che tutto si sia risolto positivamente e ritorna a fare il consigliere.

Ora, dopo questa dovuto chiarimento, mi auguro che il sindaco accolga questo breve sfogo come uno stimolo necessario ad accelerare i tempi delle risposte, augurandomi oltremodo che l’assessore all’urbanistica, che ha la competenza dell’area, possa dargli una mano e vergare di proprio pugno la risposta.

Naturalmente, approfitto della presente comunicazione per augurare ai nostri amministratori Buone Feste e Buon Anno.

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