Maurizio Spezzano

Dalla parte del torto in mancanza di un altro posto in cui mettersi

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Caos e confusione

Ci risiamo, comune allo sbando!!! Non si capisce più nulla. Avrei potuto scrivere “Siete su scherzi a parte”, ma la partita è troppo importante. Le bollette sono diventate il tormentone dei cittadini: prima le scadenze delle rate, otto in pochi mesi; poi, l’invio con calcoli errati; ora, il sindaco che emette un comunicato in cui “annulla” le bollette, senza nessun supporto da parte degli uffici che hanno questa responsabilità. Al sindaco sfugge un piccolo particolare: lui ha competenze politiche non amministrative. L’unico che può sospendere, non annullare, è il responsabile del procedimento, cioè il dirigente che formalizza la decisione con un atto proprio.

Invece nel nostro paese un sindaco abituato a fare il bello e il cattivo tempo si arroga diritti che non ha. Quando avrebbe dovuto farlo non lo ha fatto, ora che non può farlo, emette un comunicato che genera ulteriore confusione e sconforto tra i cittadini, creando il caos.

Sono giorni che i consiglieri di opposizione fanno il diavolo a quattro per queste bollette. Io e Nello ci siamo recati presso gli uffici per capire cosa stava succedendo e metterli sull’avviso che le bollette, molte bollette, erano errate. Abbiamo messo in risalto che prima di inviarle avrebbero dovuto verificare la congruità del totale: bisognava verificare che le metrature fossero state corrette, che le somme fossero in linea con la metratura. Invece no. Dopo quasi due anni siamo nel panico, e non si vede via di uscita. La vicenda, naturalmente non termina qua, anche perché ci sono ancora circa 500 posizioni totalmente errate e non inviate. Questo “scherzo”, non di poco conto, manda definitivamente all’aria i conti del comune perché per il secondo anno non potrà onorare gli impegni contrattuali con Lazio Ambiente e gli altri fornitori. Molti cittadini virtuosi,  hanno già pagato perché i conteggi erano esatti, mentre altri non sanno come muoversi. Questo sta generando ulteriore confusione perché non si sa bene come bisogna comportarsi. Si sarebbe potuto evitare tutto questo caos verificando prima dell’invio la correttezza dei dati e delle somme. Il comunicato genera ulteriore confusione, forse loro non se ne sono accorti, ma i cittadini sì

Ora, chiedo per l’ennesima volta e lo faccio urlando, DI CHI E’ LA COLPA DI TUTTO QUESTO? Di chi è la responsabilità? Perché si continua a tollerare questa confusione di ruoli e di servizio? Ripeto, siamo in pieno caos ed è difficile vedere la luce se non si fa finalmente tabula rasa di questa mediocrità

L’eredità di chi andrà ad amministrare sarà veramente gravosa. Al di là delle bollette, c’è il bilancio da gestire, ci sono i conti da far quadrare, c’è da onorare impegni e spese, c’è da fare chiarezza nei comportamenti, c’è la certezza che qualcosa deve cambiare, ma cambiare sul serio. Basta palliativi, basta compromessi. Se c’è da recidere rami lo si faccia, qui è in gioco l’onore di tutti i cittadini, di una parte e dell’altra. Siamo diventati lo zimbello del circondario, ci ridono dietro per l’incapacità di questi amministratori che sono nel pallone più totale.

Sapete cosa trovo gravissimo? Il fatto che non abbiano mai voluto ascoltare la voce dell’opposizione che ha mostrato senso delle istituzioni e capacità di elaborazione. Quello che è successo negli ultimi anni, con noi non sarebbe mai avvenuto. Sapete perché? Perché c’è una distanza abissale tra il loro modo di amministrare e il nostro: NOI STAIMO CON I CITTADINI, LORO CONTRO.

Ecco, questo è un altro ottimo motivo per cambiare. L’undici giugno c’è la grande possibilità. Noi abbiamo messo in campo una vera formazione qualificata, generosa e preparata per fare fronte ad ogni problematica. Abbiate fiducia in noi, aiutateci a governare questo paese e simili scempiaggini non avverranno più. Promesso.

Maurizio Spezzano

Sollecitare è legittimo

Trovo singolare che il sindaco, sempre attento a rispondere alle interrogazioni e alle comunicazioni dei consiglieri di opposizione, a distanza di circa due settimane dall’interrogazione sul lotto edificato a Colle Spina e a circa 10 giorni alla comunicazione sull’ampliamento previsto a via della Stradella, lotto CTS, non abbia trovato il tempo e il modo di dare una risposta alle obiezioni mosse dal sottoscritto. Capisco che siamo a dicembre e che le feste sono oramai prossime, ma non riesco a spiegarmi questo ritardo oltremodo eccessivo. Lui sempre così attento alla comunicazione e all’immagine! Ora, non vorrei essere il solito malpensante, ma non vorrei averlo messo involontariamente in imbarazzo per dover rendere conto ai cittadini su un permesso a costruire – nel primo caso – rilasciato dagli uffici al proprio figlio e su una semplice SCIA – nel secondo caso – rilasciato al proprio fratello!

Probabilmente le considerazioni espresse nei due casi dal sottoscritto, interrogazione e comunicazione, possono essere frutto di errata interpretazioni delle norme, ma è doveroso da parte di un consigliere di opposizione verificare che tutto sia regolare. Ci può stare, in fondo insegno lettere non urbanistica, ma proprio in virtù di questo probabile errore sarebbe opportuno che il sindaco in persona si adoperasse nel più breve tempo possibile a fare chiarezza. E’ un dovere morale chiarire questa questione. Ripeto, può essere che tutto sia regolare, ci mancherebbe, ma è meglio saperlo.

Giusto per ricordarlo, nel primo caso, il permesso a costruire a Colle Spina, rilasciato a settembre, ha costretto la polizia municipale a chiedere il sequestro in virtù della mancanza di antisismica. Successivamente è stato dissequestrato, ma resta sempre il dubbio che le due villette trifamigliari si stanno costruendo in virtù di una legge regionale, il Piano Casa, che pone limiti precisi per i lotti vincolati. La mia interrogazione chiede se è legittimo il rilascio del permesso a costruire in quei lotti che risultano vincolati ad altro, in questo caso Attrezzature di interesse comune (Attrezzature collettive pubbliche). Non quindi edilizia privata. Ma resta il dubbio della corretta interpretazione della norma e la mia interrogazione va in questa direzione. Per certo, i membri del Consorzio Colle Spina si stanno muovendo per tutelare i propri interessi ed io sto dalla loro parte.

Nel secondo caso, i lavori che si stanno eseguendo e che prevedevano l’ampliamento del supermercato CTS, almeno così si legge negli atti, si eseguono in virtù di una semplice SCIA. Ora, tutti sanno, anche io che insegno lettere e non urbanistica, che quel titolo non è sufficiente ad eseguire quel tipo di lavoro, c’è bisogno d’altro. Forse di un permesso a costruire? Non lo so, in fondo insegno lettere e non urbanistica! Fatto sta che appena ho fatto richiesta di accesso agli atti e subito dopo aver presentato la comunicazione, è stata presentata un’altra SCIA. Domanda legittima: ma se il titolo rilasciato prima andava bene, perché subito dopo si è presentata la richiesta per un altro titolo? Lo so, la questione è ingarbugliata! Già venerdì scorso, l’ing. Callori, nuovo responsabile del dipartimento urbanistico, aveva segnalato dubbi sulla legittimità di quell’atto specifico. Oggi, dopo mia sollecitazione, mi ha confermato che quel titolo per quel tipo di lavoro non va bene e che avrebbe comminato la sanzione prevista dalla legge. Inoltre, avrebbe verificato quanto avevo richiesto nella missiva del 12 dicembre u.s.

Naturalmente, quanto ho chiesto e verificato rientra nei compiti di un consigliere comunale ed è chiaro che l’interlocutore è il sindaco e gli uffici. Se esiste il dubbio che ci siano delle falle è giusto sollevare la problematica. Ciò non vuol dire essere nemico di qualcosa o di qualcuno, semplicemente il consigliere rivendica il diritto alla chiarezza e alla trasparenza degli atti amministrativi. Che colpa ne ha il consigliere, in questo caso io, se il permesso a costruire e la SCIA sono intestati rispettivamente al figlio e al fratello del sindaco? Io ho verificato gli atti a prescindere dai nomi, quelli non mi interessano, mi interessa la legalità. Se gli atti sono legittimi si va avanti, se gli atti presentano eventuali anomalie gli uffici risolvono e il sindaco sta sereno. A sua volta, il consigliere è contento che tutto si sia risolto positivamente e ritorna a fare il consigliere.

Ora, dopo questa dovuto chiarimento, mi auguro che il sindaco accolga questo breve sfogo come uno stimolo necessario ad accelerare i tempi delle risposte, augurandomi oltremodo che l’assessore all’urbanistica, che ha la competenza dell’area, possa dargli una mano e vergare di proprio pugno la risposta.

Naturalmente, approfitto della presente comunicazione per augurare ai nostri amministratori Buone Feste e Buon Anno.

Permesso senza permesso?

Lo avevo detto e ho insistito. Il 25 ottobre ho presentato  una interrogazione su un permesso a costruire a Colle Spina che, secondo me, presentava più di un dubbio; il 28 sindaco e assessore mi rispondono sostenendo che tutto era regolare, ma la loro risposta non mi è parsa per nulla convincente; il 2 dicembre in Consiglio Comunale ripropongo la questione e sindaco e assessore scaricano le responsabilità sul tecnico, sostenendo che non è loro compito controllare. Per nulla soddisfatto, mercoledì 7 dicembre ripresento un’altra interrogazione, aggiungendo nuovi elementi che potrete trovare nell’interrogazione stessa. Ribadisco il nocciolo della questione: a mio giudizio, e da quel che ho capito anche della norma, quel permesso a costruire non poteva essere concesso perché interessa dei lotti vincolati a standard urbanistici previsti dal Piano Particolareggiato di Colle Spina e confermati nel PRG adottato. Non sono previste deroghe e a tal proposito la stessa Regione Lazio ha chiarito meglio ogni aspetto della vicenda. Che fare? Io insisto nel mantenere fermo il punto chiedendo all’amministrazione di fare chiarezza e verificare che tutto sia a norma, che anche il Consorzio Colle Spina, territorio interessato dal permesso a costruire, faccia la sua parte per evitare che anche altri standard possano fare la stessa fine. Trovo singolare che gli uffici non abbiano fatto con rigore le verifiche del caso, così come invece ho fatto io, e che il sindaco e l’assessore si limitino a rispondere evasivamente alla prima interrogazione e ancor più evasivamente in Consiglio Comunale. Ripeto, che fare? Non ho intenzione di subire ragioni che non comprendo, per cui insisterò fino a che l’intera vicenda non sarà chiarita. Per evitare incomprensioni o equivoci, l’interrogazione è stata inviata per giusta conoscenza anche al comandante della polizia municipale e al responsabile del Dipartimento Urbanistica.

Qui trovate allegata sia la prima interrogazione che la risposta del sindaco e dell’assessore.

Al sindaco di Labico con richiesta di risposta scritta e iscrizione del punto all’odg. del prossimo Consiglio Comunale.

Il sottoscritto consigliere comunale interroga il sindaco, premesso che:

  • in data 25/10/2016 prot. 8443 lo scrivente ha presentato interrogazione inerente il permesso a costruire n° 5/2016, che a detta dell’interrogante presentava anomalie di sostanza e di merito, mancando, presumibilmente, dei presupposti per il rilascio
  • in data 28/10/2016 prot. 8566 il sindaco in persona e l’assessore all’urbanistica rispondevano all’interrogazione in cui, oltre a minimizzare il tutto, rivendicavano come lecito il premesso a costruire, sostenendo che esso “è conforme alla normativa vigente, sia con riguardo alla legislazione statale e regionale che rispetto agli strumenti urbanistici vigenti, generali, particolari e attuativi”, accusando il sottoscritto, tra le altre cose, di “una certa superficialità e arroganza alle quali tuttavia siamo ormai abituati e di cui pertanto non possiamo meravigliarci in alcun modo”.
  • in data 2/12/2016, in occasione del Consiglio Comunale, il sottoscritto, ha sollevato nuovamente la questione, come da registrazione audio del consiglio comunale, in quanto le risposte avute all’interrogazione non erano state reputate esaustive dallo scrivente;
  • in tale occasione, sia il sindaco che l’assessore interrogati, al di là del timido tentativo di difendersi dalle argomentazioni del sottoscritto, pur ribadendo “la non competenza” sul caso, hanno ribadito la legittimità del permesso a costruire in questione, cercando però di sviare l’attenzione su altro argomento oggetto dell’interrogazione, senza entrare nel merito dei quesiti posti dall’interrogante;
  • nella medesima occasione, il sindaco ha scaricato la responsabilità del rilascio del permesso a costruire sul responsabile del dipartimento, non più operativo presso il comune e non più interpellabile dal sottoscritto;
  • il sottoscritto ha ricordato che è compito della politica, nella fattispecie il sindaco e l’assessore, verificare che l’operatività degli uffici preposti rispondano a criteri di legalità e trasparenza, inclusi i controlli previsti e necessari in tutti i settori, a maggior ragione in urbanistica, oggetto a Labico di interessamento nel tempo da parte degli organi politici che hanno rivendicato e rivendicano con forza maggiore chiarezza e maggiori controlli;
  • dagli atti sembra emergere che il richiedente del permesso a costruire, presumibilmente, non aveva titolo a presentare a proprio nome la richiesta in quanto tecnico e non proprietario o impresa di costruzione;
  • il Piano Casa, utilizzato come pretesto per la richiesta del permesso a costruire, non è applicabile per i lotti in questione, indicati nel P.P (e successivamente nel PRG adottato dal Comune ma non approvato dalla Regione Lazio), “Attrezzature collettive pubbliche” (Capo III), più specificatamente come aree destinate ad “Attrezzature di interesse comune” (art. 43), classificando dette aree come AC (attrezzature civiche);
  • Con la deliberazione della Giunta Regionale del Lazio n° 50 del 15 marzo 2013, si integra il punto 4.6 della DGR n° 20/2012, a seguire al comma 5, aggiungendo il seguente periodo: “Resta pertanto stabilito che in presenza di vincoli conformativi relativi a strumenti urbanistici vigenti o adottati trova applicazione, a tempo indeterminato, l’art. 2, co. 2, lett. F, della L.R. 21/2009 e ss.mm.ii, cosicché tali previsioni urbanistiche sono da ritenersi ostative al rilascio di titoli edilizi in applicazione del Piano Casa”.
  • da una verifica da me effettuata nulla risulta al Consorzio Colle Spina del rilascio del permesso in questione, malgrado all’art. 19 della Convenzione stipulata tra il Consorzio e il Comune stesso si conviene quanto segue: “Il Comune in accordo con il Consorzio stabilisce di dover subordinare il rilascio delle concessioni edilizie ai singoli consorziati solo laddove i medesimi abbiano ottemperato a tutti gli oneri consortili derivanti dalla presente convenzione”.

PER TUTTI QUESTI MOTIVI SI CHIEDE DI SAPERE

  1. se le argomentazioni istruite dallo scrivente sono sufficienti per intraprendere azioni di verifica degli atti e delle procedure previste in questi casi, cosa che si sarebbe già dovuta effettuare d’ufficio una volta presentata la prima interrogazione
  2. se non sia il caso di sospendere il permesso a costruire in questione in atto di autotutela, rimarcando ancora una volta che gli standard urbanistici sono parte integrante del P.P e del PRG adottato, pertanto non modificabili con atto amministrativo;
  3. come intende proseguire nell’applicazione della corretta interpretazione del cosiddetto Piano Casa più volte rivisto dagli stessi legislatori;
  4. se non sia il caso di convocare la commissione urbanistica per discutere di questa tematica e delle problematiche ad essa connesse.

Labico, 7 dicembre 2016

Si prega voler inviare copia della presente interrogazione anche

Al comandante della polizia municipale

Sede

Al responsabile del Dipartimento urbanistica

Sede

Consigliere comunale

MAURIZIO SPEZZANO

Una interrogazione è per sempre

Giusto per non far cadere nel dimenticatoio l’ennesimo atto probabilmente dubbio, rilasciato dai solerti funzionari del nostro comune, ho presentato giusta interrogazione con lo scopo di provare a fare chiarezza. Voglio sperare che l’amministrazione comunale abbia la solerzia di rispondermi nei dovuti modi e nei dovuti luoghi, augurandomi che le risposte non siano evasive, come spesso, anzi, spessissimo capita quando c’è da difendere interessi superiori alla comprensione dell’ingenuo cittadino. Non so come andrà a finire la vicenda, certo, anche questo è un modo per far risaltare sempre più il problema labicano che si trascina da parecchi lustri: l’urbanistica. L’amministrazione, con il testa il sindaco e l’assessore, non possono fare finta di non saperlo. Così fosse sarebbe opportuno “farli” dimettere in tronco, perché l’assetto del territorio è superiore alle loro ambizioni.

Costruire è un diritto, di chi ce l’ha! Costruire su lotti vincolati non credo sia un diritto, soprattutto se questi lotti sono parte integrante di standard urbanistici vincolanti. Mi auguro che in questa battaglia i cittadini di Colle Spina siano parte integrante e che rivendichino con forza i loro diritti.

INTERROGAZIONE

Al Sindaco di Labico – e per quanto di loro competenza, all’assessore all’urbanistica e al responsabile dell’ufficio tecnico – con richiesta di risposta urgente e contestuale iscrizione del punto all’odg del prossimo Consiglio Comunale utile (Statuto Comunale, art. 32, commi 1 e 2)

Il sottoscritto consigliere comunale interroga il sindaco, premesso che:

  • il sottoscritto, dopo aver effettuato un accesso agli atti, ha constatato che il comune di Labico ha rilasciato un permesso a costruire – n. 5/2016 – che presenta anomalie sostanziali;
  • tralasciando le altre problematiche, oggetto di valutazioni approfondite da parte dello scrivente e che saranno oggetto di eventuali ulteriori interventi nelle sedi opportune, tale permesso consente di costruire su lotti vincolati a servizi comuni nel quartiere di Colle Spina;
  • tali lotti sono stati identificati, sia dal Piano Particolareggiato che dal Piano Regolatore Generale, approvato dal consiglio comunale nel 2007, come standard urbanistici, per i quali i consorziati già stanno pagando le quote per riscattarli;
  • a rafforzare ancora di più la convinzione che qualche anormalità negli atti e nella procedura è avvenuta, è intervenuto un atto di sequestro da parte del comandante della polizia municipale;
  • con tempismo inopportuno, pochi giorni dopo l’atto di sequestro, la Giunta Municipale ha approvato un atto finalizzato ad individuare una nuova figura apicale attinta dalla pianta organica del comune di Artena, che avrà le stesse mansioni dirigenziali dell’attuale comandante della polizia municipale; dalla lettura dell’atto non è chiaro se l’amministrazione comunale intenda affiancare l’attuale comandante o revocarne la funzione;
  • riservandomi, fin d’ora, di attivare tutti i passi necessari al fine di fare chiarezza sulla regolarità e legittimità degli atti e delle procedure avviate dall’amministrazione;

 SI CHIEDE DI SAPERE

  •  se il sindaco, l’assessore, il responsabile dell’ufficio tecnico e gli uffici preposti fossero a conoscenza dell’episodio esposto in premessa relativo al permesso di costruire in apparente violazione degli strumenti urbanistici e i passi compiuti, per quanto di loro specifica competenza, in merito a tale vicenda;
  • se non sia il caso di revocare immediatamente tale permesso a costruire o sospenderlo, non essendoci, probabilmente, le condizioni per concederlo;
  • se non sia il caso di valutare attentamente l’operato degli uffici e, conseguentemente, assumere i provvedimenti del caso;
  • se non sia il caso di riferire in consiglio comunale sulle varie fasi della vicenda e chiarire i passaggi che risultano essere poco comprensibili allo scrivente;
  • se non sia invece il caso di iniziare una vera politica urbanistica che salvaguardi i diritti reali dei cittadini, iniziando dalle lottizzazioni mai sanate;
  • se non sia il caso di rivocare la delibera di giunta n° 46 che sovrappone a un nostro capo dipartimento un altro che andrà a rivestire le stesse mansioni, moltiplicando le spese che il comune di Labico non può assolutamente permettersi;
  • se non sia il caso di iniziare una vera politica di occupazione per il nostro comune, rafforzando in modo particolare il ruolo della vigilanza e della tutela del territorio, non dirottando dirigenti da altri comuni, ma attingendo a figure idonee a salvaguardia della sicurezza dei cittadini.

Labico 25 ottobre 2016

Il consigliere comunale

Maurizio Spezzano

Il sogno di Copenaghen

Qualche giorno fa ho fatto un sogno strano. Di solito dormo tranquillo e i miei sogni sono romantici. Al risveglio, il più delle volte, ricordo poco o nulla. Invece questa volta è stato tutto molto chiaro. Non si è trattato propriamente di un sogno, in certi momenti somigliava a un incubo. Ero dubbioso se raccontarlo o meno, ma sono convinto che comunque vada è sempre bene condividere qualcosa, fosse anche un sogno/incubo.

Ho sognato di essere consigliere comunale di Copenaghen, manco a farlo apposta ero all’opposizione anche lì. C’era un sindaco alquanto bizzarro, nel senso buono: all’apparenza una gran brava persona, rideva e dava pacche sulle spalle a tutti, una promessa non la negava mai a nessuno. Si chiamava Jacob Andersen, faceva il sindaco da sempre. Addirittura, qualche maligno sosteneva che il giorno della nascita la mammana, anziché tirarlo dalle spalle, lo aveva tirato per la fascia rosso crociata, che di solito indossano i sindaci danesi. Ma si sa come sono i sogni, mischiano elementi reali ad altri di pura fantasia!

Questa Copenaghen, mi raccontavano i danesi, negli anni era stata una cittadina tranquilla, la classica cittadina danese, poche case, servizi tali da coprire i bisogni di tutti. Non aveva grandi ambizioni. Questo fino a quando un parente stretto del sindaco e alcuni suoi amici non si misero in testa di voler trasformare i terreni agricoli intorno a Copenaghen per costruirci ville e villette, bi/tri/quadri/penta/esafamigliari, anche qualcosa di più. All’inizio tutto filò liscio, le case venivano costruite e poi vendute a prezzi convenienti. La corona danese – la moneta locale – era diventata l’unico scopo di queste persone: sempre di più, di più, di più. Non si accontentavano mai!

Questa fase di distruzione durò parecchio tempo, forse una ventina d’anni, qualcuno sostiene di più. Gli abitanti crescevano a dismisura, ogni giorno venivano scaricati da camion decine di persone provenienti dai luoghi più lontani. Era stata costruita addirittura una stazione apposta. Gente di ogni tipo arrivava a Copenaghen: scendeva dal camion e veniva destinata a queste case.

Con il tempo le cose cominciarono a peggiorare: molte case, quasi tutte, erano prive del titolo di casa. Sembra una contraddizione, ma i sogni sono fatti così. Mi spiego: erano case, ma fino a quando non veniva rilasciato questo titolo erano trasparenti, come se non esistessero. Si entrava dentro ma non c’erano sedie per sedersi, né tavoli per mangiare, neanche armadi e letti. Anche i servizi mancavano: tutti i bambini venivano collocati nei vari edifici scolastici, che anziché ingrandirsi rimpicciolivano. Ogni bambino in più che entrava a scuola le classi si restringevano, come i pantaloni al primo lavaggio.

Qualcuno cominciò a protestare, altri ad urlare. Una gran moltitudine fu costretta a lasciare casa ai nuovi arrivati. Jacob Andersen non sembrava preoccuparsene, anche perché ogni volta che bisognava scegliere il suo successore sceglievano sempre lui, successore di se stesso. Era furbo, qualche settimana prima della scelta lui scendeva in piazza e rideva e dava pacche sulle spalle a tutti e prometteva questo e quello e poi era simpatico, come facevi a dirgli di no? Avevi bisogno di aprire una finestra sul cortile di casa del vicino? Nessun problema, arrivava la squadra di pronta urgenza – una specie di pronto soccorso urbanistico – e lo faceva lei. Ti serviva un lavoretto di favore? Nessun problema, arrivava la squadra sociale – era una specie di mutua – e ti metteva al lavoro. Ai più poveri veniva regalato denaro in base al numero di componenti: i suoi amici, soprattutto quelli legati da vincolo di parentela, facevano le collette che poi si riprendevano con le case. Era così, tutto tranquillo. Chi non era d’accordo niente pacche sulle spalle e niente sorrisi. Gli abitanti delle città vicine chiamavano Copenaghen La citta del nullo problema, perché era la risposta che si sentivano dare dai caporioni che sostenevano Jacob Andersen.

Ma che c’entra tutto questo con il sogno/incubo? C’entra, perché un giorno nel sogno passavo per un quartiere di Copenaghen, Col de la Rosa, e ho visto la squadra di pronta urgenza – quella che si occupava di urbanistica, per intenderci – che armeggiava in un terreno. Strano, in quel posto ricordavo che non bisognava scavare per farci case. Lì si poteva edificare solo per farci un parco giochi, una piazza, insomma un luogo che servisse per i giovani o meno giovani. Gli abitanti di Col de la Rosa stavano pagando per comprare quel terreno perché avevano l’intenzione di utilizzarlo per il bene del quartiere. Insomma, lì non era possibile costruire case. Quasi non ci volevo credere e, mentre pensavo cosi, mi sono trovato catapultato fra le carte. Nei sogni si sa, è così, tutto strano e confuso.

Ho cominciato a leggere, leggere, leggere. Tante carte. Alcune erano chiare, scritte in danese, altre in danese antico. Le lettere di queste carte si spostavano da una pagina all’altra, formando parole chiare, anzi, chiarissime, facendo venir fuori tutto il marcio di quel lavoro che si voleva fare in quel terreno vietato. Poi, le stesse parole hanno cominciato a mettersi in colonna indicandomi una strada. Io ho seguito le loro indicazioni e mi sono trovato in una stanza collocata dentro un’altra pagina, dove c’era un uomo che urlava. Mi diceva che io non capivo niente. Aveva un lungo bastone che agitava nervosamente e provava a colpirmi. Io mi difendevo con le parole, ma lui urlava con voce iraconda e senza sosta. Le lettere non potendone più e venute in mio soccorso gli hanno sgranocchiato il bastone in men che non si dica.

Non ricordo come, ma all’improvviso mi sono trovato in un’altra stanza. Le parole si erano rimesse in ordine dentro le pagine, fino a ricomporre la scritta Col de la Rosa. In questa stanza c’era una signora che, con toni gentili, ha voluto sapere cosa fosse successo. Per quanto mi sforzassi di parlare non mi uscivano le parole. Muovevo le labbra ma non c’era suono. Per me parlavano le pagine: hanno cominciato a sfogliarsi davanti a lei che annuiva. Prendeva appunti senza parlare, mentre le pagine continuavano a sfogliarsi da sole, fino al disegno dell’ultima pagina. Qui è successa una cosa strana: le pagine si sono staccate e hanno assunto la forma di una schiera di case, non ricordo bene se due file da tre o tre file da due. In totale, comunque, faceva sei.

Ricordo bene, senza sapere come – si sa, i sogni non hanno tempo e non hanno ordine – di essermi trovato davanti a un cartello che recitava più o meno così : MANUFATTO POSTO SOTTO SEQUESTRO. ANNO DANESE 6102, COPENAGHEN. Sotto, in bella mostra, la firma della signora.

Io ero veramente contento, finalmente ero riuscito a cacciare dal terreno la squadra di pronta urgenza, quella che si occupava di urbanistica, per intenderci. Abbiamo dato una grande festa popolare. La gente del quartiere Col de la Rosa era felice, adesso si poteva costruire l’angolo dei bambini!

Ma non avevamo fatto i conti con il sindaco Jacob Andersen. Appena saputo del cartello scritto senza suo ordine andò su tutte le furie. Come si era permessa quella sconsiderata di mettere un cartello senza la sua pacca sulle spalle e il suo sorriso? E che dire, poi, addirittura averlo firmato il cartello con inchiostro indelebile. E poi, quel consigliere!! un vero delinquente, si era reso responsabile di delitto di lesa maestà, si era permesso di leggere carte che non doveva leggere. Io spiegavo ai residenti del quartiere di aver fatto il mio dovere e che non ero delinquente, semmai delinquenti erano coloro che commettevano i reati! Poi, le carte le leggevo, mi piaceva leggere.

Per tutta risposta Jacob Andersen fece chiamare la signora e le disse chiaro chiaro che l’avrebbe messa nella prigione della vergogna, per lei niente più pacche e sorrisi, ma punizioni esemplari. La sostituì subito, chiamò un signore che veniva dalla montagna con l’ordine di riportare l’ordine. Per lui solo pacche sulle spalle e sorrisi generosi. Poi avrebbe pensato come punire tutti gli altri che avevano contribuito a smascherare l’imbroglio. Intanto ordinò all’ufficio cancellature e correzioni di punire le parole. Queste vennero catturate e cancellate, anche quelle che provavano a scappare e a nascondersi.

Io mi sentivo smarrito, cominciavo a sudare. Alcune lettere fecero in tempo a scappare e a rifugiarsi dentro le mie tasche. Erano le lettere più importanti, che formavano le parole più vere, quelle dove c’erano le dichiarazioni di quell’uomo cattivo che cercava di picchiarmi con il bastone. Erano quelle che potevano bloccare ogni cosa.

Dovevo difendere le lettere coraggiose, le parole segrete. Allora ho cominciato a correre, a correre sempre più forte. Le parole aggrappate a me mi incitavano a correre sempre più forte. Sudavo e correvo, sempre di più, di più, di più …….

Mi sono svegliato tutto sudato. Ero nel mio letto. Ho controllato l’ora: erano le tre di notte. Ero scosso, ma per fortuna era solo un sogno. Meno male che era Copenaghen. Io abito a Labico e a Labico queste cose non succedono mai…… Mai?

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