Maurizio Spezzano

Dalla parte del torto in mancanza di un altro posto in cui mettersi

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La fiaba viabile

Oggi voglio raccontarvi una fiaba, che narra avvenimenti successi nel tempo dei tempi.

WP_20150120_004C’era una volta, anzi, successe una volta, tanto ma tanto tempo fa, che le tratte della Calisina Labiquà/Valpianura e Valpianura/Colleacciaio, vennero regolate da semafori a causa del restringimento della carreggiata per i danni della pioggia intensa di quel tempo. Tutto questo in attesa del finanziamento e del ripristino della carreggiata stessa. Tutti gli abitanti della zona aspettavano l’inizio dei lavori da lì a pochi giorni. La Calisina era una strada importante per quei tempi, quando tutti viaggiavano in macchina e non come ora che viaggiano in eliputtero. Era così importante che solo gli sciocchi potevano trascurarla. I mesi passavano ma nessuno si muoveva per fare qualcosa.

WP_20150120_003Poco prima delle elezioni, un antico e barbaro modo per scegliere i governanti di allora, un “ciofin signore” segretario del DP, uno che la sapeva lunga, nonché assessore in pectore ai lavori pubblici del territorio – bada bene, in pectore, non assessore – annunciò in pompa magna che – con tanto di manifesto – grazie al suo disinteressato e per niente strumentale interessamento il dipartimento aveva stanziato non so quanti “leuri” per ripristinare la viabilità regolare. Era periodo elettorale, si dovevano scegliere non ricordo quali consoli di sua maestà Renzietto ‘a vuccalarga, e si solea promettere favori per avere suffragi: un favore un suffragio.

WP_20150120_002Passate le elezioni e poi l’estate, un provocatore del posto, rompendo la ferrea censura del tempo, tal Bullio Terlenghi, mise il dito nella piaga, facendo intendere – cosa tra l’altro che tutti avevano capito – che il “ciofin signore” segretario, avesse astutamente “furbeggiato” sulla vicenda. In pratica, il provocatore Terlenghi aveva sostenuto che il “ciofin signore”, senza mai citarlo, aveva approfittato delle elezioni per strappare qualche voto in più agli ignari elettori, gli stessi che si fanno incantare dall’aria fritta. Cosa non si fa per un voto in più!!! pensarono in molti. In verità lo pensai anche io, che pur essendo il narratore dovrei astenermi di esprimere giudizi!

WP_20150120_001Apriti cielo!! Il “ciofin signore” segretario, nonché assessore in pectore del territorio e dei suoi confini, si armò di comunicato stampa e diede del provocatore di professione al provocatore dilettante Terlenghi. Insomma, lo fece salire di grado, ignobilissima cosa per un dilettante allo sbaraglio! Di sicuro il comunicato lo vergò di suo pugno, tanta era l’enfasi e la rabbia! Non solo, per dare maggiore vigore alla sua indignazione contro il povero Terlenghi, fece sottoscrivere il piccato comunicato anche al non più “ciofine” burgermeister locale, che incredulo e basito colse al volo la prima mela, come diceva Branduardi, elogiando l’armonia ritrovata e i comuni interessi a vantaggio della comunità, il lavoro di squadra e altre enfatiche dichiarazioni. Me cojomberi, pensarono tutti! Me cojomberi, pensai anche io. Anche perché, era risaputo che in quel tempo tra il “ciofin signore” segretario e il burgermeister sembrava non corresse buon sangue, almeno così sembrava. Ma si sa, la politica va e viene, oggi una cosa la dico io con te e domani tu con me! Il provocatore Terlenghi, ed io con lui, – pur non dovendo io prendere parte alle vicende della fiaba – restammo un po’ interdetti da questa ritrovata unità di intenti, risultava almeno almeno non confacente alla logica un simile agglomerato di amore. Ma tanto sta!

I mesi passano e dei lavori neanche l’ombra.. Il “ciofine signore”, pressato dall’impazienza degli utenti che – allucinati dalle belle parole del manifesto ipnotico di qualche mese prima – gli rinfacciavano di tanto in tanto la promessa, dopo aver sguinzagliato nei meandri burocratici i suoi segugi, di affrettò a riconoscere che c’erano stati dei contrattempi non dipendenti dalla sua volontà. Evidentemente, ma questa è letteratura fantasy dello scrivente, i cattivoni burocrati dipartimentali lo avevano buggerato! (Si dice così quando uno prende per i fondelli l’altro?) Sta di fatto che, trovato l’intoppo, prometteva che in men che non si dica i lavori, finalmente, sarebbero iniziati.

Passa l’autunno e si inoltra l’inverno; passa Natale, Santo Stefano, Capodanno e la Befana. Si era in prossimità del Carnevale ma dei lavori neanche l’ombra.

Non è che qualcuno boicotta il “ciofin signore” e noi ne facciamo le spese? – pensarono tutti!

Non sarebbe bello! Intanto perché tranquillamente continuavano a pagare il bollo auto; intanto perché l’arteria in questione era importante; intanto perché qualcuno, anche se in silenzio, cominciava a buttare lì qualche bestemmia, all’insaputa del nerboruto Bentivoglio, un santone dell’epoca, pronto a mollare una papagna se qualcuno gli citava impropriamente mamma; intanto perché molti – dopo mesi, mesi e mesi, promesse, promesse e promesse – cominciavano ad essere allergici al rosso e al verde, colori desueti e fuori moda, soprattutto il rosso.

La fiaba finisce qua, non c’è il finale solito: “E tutti vissero felici e contenti”! Mica è obbligatorio, ci sono fiabe che non finiscono, continuano e ognuno è libero di attaccarci un pezzo. Il prossimo pezzo sarà che di sicuro, prima o poi, qualcuno metterà mano alla strada, concluderà i lavori, come è nella logica, ma ci sarà qualcuno pronto a dire: “E’ merito mio”, senza rendersi conto che, a questo punto della fiaba, tale dichiarazione sarà ridicola, tanto che anche gli allocchi non ci crederanno.

Quindi, non c’è finale, almeno per ora, c’è però la morale, seppur la fiaba resta aperta. Sapete qual è? Diffidare di chi promette solo per credersi indispensabile. Ma allora è una favola, non una fiaba, potreste dire voi! No, sbagliate, è una fiaba perché queste cose succedono in ogni tempo, quindi non hanno tempo, in ogni luogo, quindi non hanno spazio, non hanno nome. Questa fiaba è frutto della fantasia malata di chi, inebriato dagli effluvi etilici, ha tempo da perdere e racconta fiabe e favole insieme, confondendo le uni nelle altre. Per cui fatti, personaggi, luoghi e circostanze sono frutto della fantasia e nulla è reale. O no?

Il menestrello triste

Una scuola dubbia

attenzione-bambini

Si resta sempre basiti davanti all’approssimazione con cui si affrontano i problemi importanti, in alcuni casi si resta anche senza parole. In questo caso è il problema di sempre, sempre uguale, sempre identico, con un copione che si ripete all’infinito: la scuola. La situazione apparente si può riassumere più o meno così. A chiusura iscrizione alla scuola dell’infanzia di Labico si scopre che, come ogni santo anno da anni, una ventina di bambini restano fuori, perché le strutture sono insufficienti. Sta di fatto che a Labico questa tiritera si ripete da sempre, da quando il paese su spinta cementizia cresce a dismisura. Gli uffici si mettono al lavoro riuscendo ad avere un finanziamento per avviare una classe aggiunta in modo da far rientrare i bambini esclusi. Fatto questo, il passo successivo è l’ubicazione della nuova classe. Si cerca una soluzione – sicuramente precaria – e si individua nella scuola del primo ciclo la sede più idonea. Mancando di aule si decide di sgomberare la biblioteca della scuola per fare posto alla classe, con sommo dolore delle maestre e di chi si era impegnato per la sua realizzazione. Finale della storia, a breve i 19 bambini rimasti senza scuola inizieranno il loro percorso didattico con ben due mesi di ritardo, in una classe di fortuna, in un plesso che non è il loro. In realtà la questione non è così semplice come quella appena descritta, perché, prima di arrivare a questa soluzione, c’è tutto un lavorio sommerso fatto di parole e congetture. Andando per gradi si può riassumere l’intera vicenda in questo modo: Bambini esclusi: ogni anno a Labico si presenta lo stesso problema. Gli spazi sono insufficienti per cui un numero variabile di bambini resta fuori. In tutti questi anni l’amministrazione non ha mai fatto nulla per risolvere definitivamente il problema. Ha vivacchiato sperando nel perdono dei genitori messi a tacere con le classi verdi, invenzione di chi non sa programmare. Domanda: è così difficile immaginare che se si aggiungono case su case crescono anche gli abitanti e con loro i bambini? Evidentemente chi guarda al proprio naso non sa cosa c’è oltre. Per cui, questa situazione durerà in eterno se non si interviene per tempo. Peccato che per loro il tempo è scaduto e spero, lo spero di cuore, che alla prima possibilità i cittadini si ricordino di tutto questo e provvedano seguendo la tutela dei propri diritti. Presentazione del progetto: resisi conto che sarebbe successo di nuovo come già in passato, hanno ripresentato lo stesso progetto e per un anno ancora si è tirato a vivacchiare. Il progetto ha un costo e la gestione della classe verde va fatto in trasparenza. Chi si prenderà cura dei bambini? Insegnanti abilitati? Nominati da chi? Per fare cosa? C’è una programmazione didattica idonea? Chi vigilerà? Di chi sarà la responsabilità, dell’amministrazione o del Dirigente Scolastico? Domande legittime che tutte le persone di buon senso si pongono. Scelta della sede: questo è il vero nodo della questione! A chi compete la scelta della sede, al Dirigente Scolastico o all’amministrazione? C’è in corso il classico rimpallo di responsabilità. Perché? Semplice, perché le scelta è quasi obbligata: mancando gli spazi bisogna adeguare qualcosa ad un’altra cosa. Uno spazio didattico, in questo caso una classe, non è la sommatoria di banchi, sedie, cattedra e lavagna! No! Bisogna calcolare la luminosità, l’esposizione, i metri quadri per alunno, la sicurezza, la fruibilità degli altri spazi. Una classe non è uno spazio autonomo, è un pezzo di un intero corpo, per cui non può stare staccato. Funziona se il resto del corpo funziona. Da noi no! Si è scelto di ubicare la classe smontando la biblioteca nella scuola del primo ciclo. Due i torti: primo, non si può “annullare” un pezzo di scuola per generarne un altro, soprattutto se quel pezzo è costato sacrificio ed è utile allo svolgimento delle attività didattiche generali, dell’intero istituto. Non si possono legare le stringhe delle scarpe con una mano solo, il nodo non verrebbe mai bene! Bisogna che le mani collaborino. In questo caso non hanno collaborato; secondo, presso la sede deputata della scuola dell’infanzia ci sono due aule non utilizzate, poste al piano superiore. Domanda: perché non si è ubicata la classe lì che è il luogo naturale di una classe dell’infanzia? Problemi di sicurezza? Se è così, allora l’intero edificio non è sicuro? Non esistono parti a norma ed altre non a norma, in considerazione che le classi sono poste verticalmente e non orizzontalmente. Chi ha deciso che quelle aule non erano idonee? Se è così, perché l’amministrazione non è intervenuta per tempo per mettere a norma le aule e gli spazi comuni? La verità è che non c’è una testa che decide, ma come sempre è frutto del compromesso, e il compromesso è il pane e companatico di questa maggioranza, decisionista con i deboli mai con i forti. Sta di fatto che i bambini si trovano in uno spazio che non li avvolge e coinvolge, di docenti e alunni delle elementari (primo ciclo) che hanno interessi e obiettivi diversi. La progettazione didattica coinvolge l’ordine scolastico, per cui la progettazione della scuola dell’infanzia è diversa da quella del primo ciclo, a sua volta diversa da quella del secondo ciclo. Ma questo, purtroppo, chi guida, male, questo comune non può saperlo, il ragazzo è a digiuno di problematiche scolastiche e con lui l’intera compagine! Considerazioni finali. Come si concluderà l’intera vicenda? Ci sarà il consueto balletto delle responsabilità, che rimbalzeranno dalla scuola alla politica, da qui agli uffici, per poi tornare a scuola. E così via. Io credo che con un minimo di programmazione questo non sarebbe successo, sarebbe bastato fare due conti per tempo e verificare la potenzialità delle strutture. Purtroppo c’è poco da fare: fino a quando non si realizzerà un nuovo plesso scolastico questo problema si presenterà ogni anno. La scuola è la parte viva della società, è lì che si aiutano i ragazzi ad affrontare il futuro, ad essere preparati culturalmente, a diventare buoni cittadini, Le scuole che hanno un ambiente più accogliente producono di più. Non lo dico io, lo dicono gli studi fatti su un campione rappresentativo. Avere laboratori, aule luminose e spaziose, avere lavagne elettroniche, avere sale di computer, avere spazi ludici, avere la scuola nei pressi del centro vitale della comunità, avere docenti motivati e disponibili, tutto questo aiuta i ragazzi ad amare lo studio, ad amare la scuola, vero centro propulsore di energia. Sarà così a Labico? Io sono un sognatore, ma la ragione mi dice di no. Basta vedere alla bozza di scuola che questa maggioranza vorrebbe realizzare – sì, vorrebbe, perché ad oggi è solo un disegno su carta, niente di vero e di concreto, anche perché non hanno neanche un centesimo, è l’ennesimo tentativo per aggirare il problema, come la caserma, la città dell’arte, il PRG, i servizi in genere, ecc. ecc. – per rendersi conto di come la loro Weltanschauung (Visione del mondo n.d.r.) inizi all’incrocio della stazione e finisca all’incrocio dell’olmata. Sono talmente presi da se stessi che smentiscono il loro stesso operato: nel piano Regolatore adottato – in procinto di tornare indietro con tanto di lettera di accompagno da parte della Regione per manifesta incompatibilità urbanistica – avevano presentato la zona scolastica prevista come la soluzione finale a tutti i problemi. Ora che la musica è cambiata, presentano una bozza di struttura ubicata altrove, all’altezza del palazzetto dello sport, al confine con Palestrina, identificata sulla cartografia del PRG come zona sportiva. Cioè la zona scolastica prevista sul piano non si sa che fine farà, la zona sportiva muore e diventa scolastica, ma il tutto all’insaputa di tutti. Questi signori devono prima imparare l’abicì dell’urbanistica e poi, eventualmente operare! Ma della destinazione d’uso del suolo hanno mai sentito parlare? O conoscono della destinazione solo ciò che è funzionale ai loro interessi, politici, si intende! (A tal fine mi piacerebbe conoscere l’opinione dell’assessora all’urbanistica!) Oppure, hanno previsto i costi di urbanizzazione? La viabilità, il disagio sulla casilina, il costo sociale degli spostamenti, la distanza dal centro urbano, il deserto dei servizi? A proposito di disagi: ma l’eterno cantiere nel plesso del primo ciclo (Maestra Iole), al pari dell’eterno riposo, troverà mai una fine? Vedrà mai la luce la fine lavori? Riusciranno i nostri eroi a concludere prima delle elezioni per fare la consueta passerella, elogiando se stessi e dirsi che sono belli e sono bravi e che sono riusciti a farlo malgrado l’opposizione, come se opposizione fosse titolare dell’appalto? Mi auguro che questa breve sintesi sull’accaduto sia servita a far aprire gli occhi ai cittadini, a cui chiedo di vigilare, di fare scelte ponderate, di non cadere nel tranello parolaio di chi da sempre ha usato la suggestione per nascondere la propria inconsistenza. E’ una regola di vita. Questa vicenda ci ha insegnato due cose: non si sa chi ha preso la decisione e non si capisce come è possibile fidarsi ancora di questa classe politica.   PS: Mi è doveroso rivolgere un saluto ai membri del nuovo Consiglio di Istituto, a chi ha il coraggio di metterci la faccia e il tempo. Per cui, auguro a tutte le componenti un buon lavoro: al Dirigente affinché sia da guida, ai docenti un abbraccio particolare per la gran mole di lavoro in classe e fuori, al personale ATA e collaboratori perché nel silenzio dei più sono coloro che in realtà mantengono a gala la stessa scuola, ai genitori affinché collaborino per rendere la scuola sempre più importante e sempre più centrale nelle politiche amministrative. Infine, un abbraccio calorosissimo ai ragazzi, il pezzo pregiato della scuola, a loro che domani dirigeranno questo Paese, un immenso, grande e caloroso in bocca al lupo. Un grazie a chi mi ha coinvolto e a chi mi ha aiutato a mettere insieme i tasselli di questa paradossale vicenda.

Bretella CISTERNA – VALMONTONE, vogliamo parlarne?

140222 no bretellaE’ un’opera veramente importante e strategica per il territorio come alcuni sostengono?

E’ necessario realizzare un’opera dai costi esorbitanti soprattutto in un periodo di crisi come l’attuale?

Quali conseguenze determina sul territorio e sulla qualità della vita?

Ci sono possibilità alternative o è indispensabile procedere con un’ulteriore colata di cemento?

Queste e altre saranno le domande a cui risponderanno i nostri interlocutori. Come lista civica e forza politica a servizio dei cittadini, intendiamo informare su quanto sta succedendo, in silenzio, in merito alla realizzazione della bretella Cisterna – Valmontone, opera che sventrerà parte del nostro territorio trasformando radicalmente l’unico polmone verde di Labico.

Metteremo a confronto tesi diverse. Proveremo a dire la nostra su quest’opera controversa e sulle ricadute che avrà sul territorio labicano e su tutti gli altri interessati dall’attraversamento di questa arteria. Abbiamo invitato i vari comitati e i portavoce che illustreranno dettagliatamente i costi e le conseguenze sulla qualità della vita.
Vi aspettiamo e chiediamo a tutti di fare opera di controinformazione, condividendo sulle bacheche l’evento e invitando tutti alla partecipazione. E’ previsto un banchetto con materiale informativo.
Si vince se si è uniti, si perde quando prevalgono gli egoismi.

Lista Civica – LEGALITA’ e TRASPARENZA, Labico

Lazio Ambiente risponde, ma senza fornire dati.

01  02

Metto online la risposta che ho ricevuto da Lazio Ambiente spa, ex GAIA, in merito alla mia seconda richiesta dei dati della raccolta differenziata e del servizio in genere.

Leggendola vi renderete conto di come abbiano, per la seconda volta, negato a me, consigliere comunale e rappresentante di quei cittadini che pagano salatissimo il servizio, i dati che potessero mettermi nella condizione di avere un quadro chiaro della vicenda. Non solo, la chiusura è da Zelig, mi minacciano di querela perché mi sarei inventato una serie di calunnie, presumo, contro cotanto presidente unico. Strano, insegno italiano da qualche anno e non mi reputo così imbecille da non capire ciò che scrivo! Invito il Presidente Unico a citarmi quali sarebbero queste accuse che ledono la sua onorabilità.

Forse questo signore che mi minaccia di querela per “la valutazione dell’eventuale danno all’immagine causato da quanto dichiarato, che getta disdoro e costituisce grave nocumento dell’onore e della rispettabilità dell’Amministratore Unico di Lazio Ambiente Spa”, dimentica che è obbligo di legge fornire i dati richiesti, a maggiora ragione se questi servono per espletare al meglio il mandato attribuitomi con il voto dai cittadini labicani.

Poi, che strano, il mio blog di solito non ha frequentazioni estranee al mio comune, interessandomi solo di problematiche locali. Invece, il Presidente Unico mi informa che le notizie le ha prese da lì.

“A Preside’, ma chi ti ha informato? Come ci sei arrivato a leggere il mio blog? Che cercavi di così strano in quelle pagine? Forse la lettera spedita a Zingaretti per segnalare l’anomalia di un Presidente che nel nome della trasparenza avrebbe dovuto fornirmi i dati richiesti e che invece non lo ha fatto sperticandosi in giustificazioni di rito bizantino?”

Io non lo so, da mediocre quale sono mi sarei aspettato maggiore disponibilità da parte di Presidenti Unici che attingono per il proprio stipendio dai cittadini che pagano il servizio. Le informazioni mi erano dovute, non solo a me, ma a tutti coloro che ne hanno diritto.

Mi era parsa strana questa frequenza ossessiva di quel post, ma ingenuamente avevo immaginato che fosse fatta talmente bene la richiesta di accesso agli atti da meritare l’attenzione da parte di qualche cittadino in procinto di chiedere gli stessi dati. Sono proprio un pollo! Vai a vedere che qualcuno invece, forse, sbirciava per carpire commenti o altro, magari qualche parolaccia che potesse dare a qualcuno la stura per sporgere querela! Spiace deludere, ma questo non c’era, sono stato talmente educato da dare fastidio, anzi mi sono dato fastidio da solo.

Facciamo le cose serie, queste divagazioni lasciamole ad altri, chi lavora per il bene pubblico è tenuto a non far sorgere nessun sospetto, e questo è rivolto a me, che da quando ho ricevuto il mandato ho agito SEMPRE nella massima trasparenza, nell’interesse dei miei concittadini e rivolto alla ricerca del bene comune e non di parte.

La vicenda però mi ha insegnato molto, intanto che devo intensificare gli sforzi affinché il servizio di raccolta porta a porta migliori, che i costi si riducano e che, allargando o sguardo oltre questa specifica vicenda, a condurre aziende importanti pagate con i soldi dei cittadini siano specialisti del settore e non invece personaggi che il più delle volte ricoprono incarichi per ragioni politiche e di vicinanza al politico di turno, questo vale per Labico, Roma e l’Italia tutta. Questo serve ora, serve sempre e serve in ogni occasione.

Mi auguro che il mio sindaco, al corrente di tutta la vicenda, si faccia sentire e faccia rispettare da chiunque l’onorabilità mia e di qualsiasi altro consigliere comunale che subisce attacchi a causa dell’opera di moralizzazione che ha intrapreso nel rispetto delle leggi e dei diritti dei cittadini.

Buona lettura e a voi l’ardua sentenza.

Fare luce sulle bugie

Collegandovi da questo sito potete ascoltare il mio intervento sul regolamento della TARES. Credo che possa essere utile per fare chiarezza su alcune idiozie che ho letto circa il mio intervento, che artatamente qualcuno cerca di alterare avendo toppato clamorosamente sulla posizione assunta da altri. Ho espresso quello che ho dichiarato pubblicamente:

  1. il Regolamento non andava approvato scegliendo di restare in regime TARSU, anche perché la legge lo consente;
  2. limitare il servizio di Lazio Ambiente al solo rifiuto da conferire in discarica, creando una cooperativa di giovani con l’obiettivo di ridurre drasticamente i costi;
  3. non far pagare ai cittadini i danni del depuratore spremendoli come limoni, assumendosi ognuno le proprie responsabilità, che non possono essere le nostre.

Evidentemente questa posizione ha spiazzato più di qualcuno, soprattutto chi si omologa al pensiero unico, conscio che non abbia più nulla da dire, avendo smarrito il bene collettivo sacrificato sull’altare del governismo.

Noi siamo diversi e lo dimostriamo con le proposte concrete e non con le parole che il vento si porta via. I cittadini sapranno valutare e giudicare, la verità a noi non ha fatto mai paura. Sprattutto non tolleriamo la doppia morale. Buon ascolto.

Cliccare sul link qui sotto per aprire il collegamento.

http://chirb.it/9Brwv2

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